Interno. Oratorio “Don Felice”. Sabato pomeriggio (piovoso, per giunta)
Dopo il consueto catechismo mi ritrovo con i ragazzi di prima media. Sono piuttosto infastiditi e stanno decidendo come passare il pomeriggio. Piove, e i loro piani sono rovinati. “Astinenza da pallone”, la chiamano gli esperti. Occhi vacui, volto spento, arti intorpiditi. E loro li hanno tutti, questi sintomi. È grave, questa dipendenza. Come posso aiutarli, mi chiedo? Deve venire da loro, in fondo. Kevin (uno con la dipendenza più grave) mi fissa ed esclama: “Ehi Don, ci racconti una storia? Una storia di calcio, magari. Una di quelle che non abbiamo mai sentito”.
E storia sia. Li faccio mettere seduti in cerchio e ci racconteremo storie, quelle che parlano di pallone. Rifletto. Quale raccontare? E come l’Arcangelo Gabriele a Maria, così mi appare l’immagine della Youdan Cup, il più antico trofeo calcistico della storia. Secondo la teologia calcistica, il Santo Graal.
Ti sento obiettare, caro fedele-lettore. “Gesù? Che beve da una tale teiera durante l’ultima cena? È blasfemo solo pensarlo”. Ma lascia che ti dica con certezza che quella coppa è un falso. Fu “ufficialmente ritrovata” nel 1997 da un collezionista scozzese solo per coprire la sua reale natura e per celarne per sempre lo scomodo segreto.
Ma facciamo un passo indietro. Sto per iniziare a raccontare questa storia. E parto da lontano.
Sheffield. Piovosa Inghilterra. Il calcio moderno, così come lo conosciamo, iniziò a vagire. Nel 1857 venne fondata la prima squadra di calcio, lo Sheffield FC, detto anche The Club. Un anno dopo, come Dio fece con le Tavole della Legge date a Mosè sul Monte Sinai, Nathaniel Creswick (il fondatore) e William Prest redassero le regole del calcio (le Sheffield Rules). Nel 1860 si disputava già la prima partita della storia: Sheffield FC Vs Hallam FC. Pochi anni dopo, sempre a Sheffield, si teneva il primo trofeo della storia: 12 squadre in competizione. Era il 1867 e quel trofeo prendeva il nome di Youdan Cup (da Thomas Youdan, proprietario di un teatro e finanziatore di questo trofeo). La storia racconta che la Youdan fu disputata una sola volta.
Lo Sheffield FC, direte voi, avrà vinto sicuramente la competizione! E invece no, perché i presuntuosi giocatori dello Sheffield FC avevano deciso di non giocare con altre squadre di Sheffield, perciò non parteciparono e così il trofeo venne vinto dall’ Hallam FC, la seconda squadra di calcio della storia. Nel 1886, per ragioni misteriose, della squadra si perse ogni traccia (per poi riapparire qualche anno dopo) e il trofeo, altrettanto misteriosamente, andò perduto.
Sento ancora il tuo pensiero, fedele-lettore. “Cosa c’entrano in tutto questo Gesù e il Santo Graal?”
Occorre fare un altro passo indietro. Di quasi 1800 anni.
Esterno. Gerusalemme. Gesù sulla croce esala il suo ultimo respiro. Sotto di lui, Giuseppe, un commerciante proveniente da Arimatea (a lui molto devoto), raccoglie l’acqua e il sangue che sgorgano dal costato del Maestro con una coppa. La stessa usata durante l’ultima cena. Dopo l’ascensione al cielo di Gesù, Giuseppe di Arimatea è costretto a fuggire dalla Palestina. Nel suo sacco da viaggio, la coppa.
La storia assume, così, i contorni della leggenda. Tracce ufficiali della coppa non sono pervenute fino a noi. Taluni pensano non sia mai realmente esistita, ipotizzando invece che Giuseppe di Arimatea aiutò Maria Maddalena, incinta del Cristo, a fuggire dalla Palestina fino alle coste della Francia. In questo modo, secondo la leggenda, nacque la stirpe dei Merovingi.
Altri (io compreso) credono, invece, che Giuseppe di Arimatea, per sfuggire alle persecuzioni, approdò ai confini dell’impero romano, in Britannia (più precisamente nella valle di Avalon, nel Somerset). Qui fondò la città di Glastonbury. La città aveva un compito, quello di proteggere la coppa, che per precauzione cominciò ad essere chiamata con il nome di Santo Graal (dal latino gradalis, piatto). Negli anni a venire, però, del Santo Graal si persero di nuovo le tracce.
Trafugato? Scomparso, stai pensando? La leggenda vuole che Re Artù e i suoi cavalieri lo cercarono invano per tutto il globo terrestre, così come molti ricercatori e studiosi. Nessuno lo trovò mai ufficialmente. Ma negli Archivi Vaticani, inaccessibili a molti, sono presenti tracce di una lettera datata 1867. E’ indirizzata a Papa Pio IX da un certo padre Richard Connerby di Sheffield. Padre Connerby testimoniava: “dopo uno strano giuoco tra due squadre composte da 11 o 12 elementi che si rincorrevano calciando una palla di pezza udii tre fischi”. E in mezzo ad una folla festante “vidi chiaramente un uomo vestito di blu alzare una piccola coppa d’argento con due maniglie laterali”. […] “era un calice argenteo con due manici e una strana iscrizione in lingua ebraica. Santo padre, che possa essere la coppa di Cristo andata perduta? Le fonti storiche più attendibili ne confermano la forma e l’iscrizione in lingua ebraica sembra significare Cristo. Chiedo urgentemente che la Santa Sede apra un’indagine per fare chiarezza”.
La coppa, come detto, scomparve nel 1886. E anche di padre Richard Connerby non si sentì più parlare. Le loro tracce si persero nei meandri degli archivi Vaticani. Della Youdan Cup, o del Graal, nessuno parlò più.
Ma come arrivò il Santo Graal da Glastonbury, nel Somerset, a Sheffield, nello Yorkshire? Alcuni studiosi della Santa Sede ipotizzano che la famiglia di Youdan avesse abitato per generazioni a Glastonbury prima di trasferirsi; e che probabilmente il Graal, per ignoranza o per mancanza di consapevolezza, fosse un cimelio di famiglia.
Verità o leggenda, caro fedele-lettore e cari ragazzi miei? Non ci sono fonti storiche che possono suffragare con certezza tutta questa storia. Le uniche tracce, come la lettera di Connerby, sono chiuse a chiave negli archivi vaticani. Rimane il fatto che il primo trofeo calcistico della storia, la Youdan Cup, fu giocato una sola volta e scomparve per più di 100 anni. E non sappiamo perché.
Kevin: “Oh Don, ganza questa storia di pallone!”
Brian (altro ragazzo, il più scettico tra tutti): “Don Felice, crede davvero a una tale “panzana”?”
Don Felice: “Non credi forse tu a Gesù pur non avendo visto la sua risurrezione? Beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno”.