Furono in tanti ad accendere il televisore la sera del 29 agosto 1993. Dopo aver trovato la frequenza di Tele+ 2 con la sintonizzazione manuale, la impostarono su un canale oltre il 10, tra Odeon TV e TeleNorba. Difficile descrivere la loro sorpresa quando videro brillare sul televisore le nitide immagini dello stadio Olimpico di Roma, con la gente sugli spalti e le bandiere della Lazio che sventolavano in curva. I più ottimisti pensarono per un istante che l’evento non fosse stato criptato per un errore tecnico. Sentirono la voce entusiasta di Massimo Marianella che, sovrastando i cori dei tifosi, mentre i giocatori di Lazio e Foggia entravano sul terreno di gioco, annunciava trionfante la diretta della prima partita di serie A trasmessa su un canale a pagamento. L’illusione però durò solo il tempo di stappare la birra ghiacciata tenuta in frigo per l’occasione: poco prima che l’arbitro Bazzoli di Merano fischiasse l’inizio dell’incontro, le tenebre calarono inesorabili sullo schermo.
Superato lo sconforto, la maggior parte dei non abbonati spense il televisore e senza troppi patemi tornò a collegarsi, come ogni domenica, al più familiare Tutto il calcio minuto per minuto. I più tenaci invece, convinti di poter comunque trarre qualcosa di buono da quella nuova esperienza, rimasero di fronte a uno schermo nero disturbato da strane onde e oscillazioni dell’immagine tra cui si distinguevano delle ombre bianche impazzite. Le immagini criptate non erano infatti completamente buie, ma mostravano le sagome sfuggenti e appena abbozzate dei calciatori che si muovevano come fantasmi nelle tenebre. Questo lasciava ai telespettatori l’illusione di potere intuire comunque quello che accadeva in campo. A volte si aveva la sensazione di vedere nitidamente anche il pallone. Così lo sventurato spettatore, in un misto di delirio da novità tecnologica e frenesia da tifoso, sviluppava le fantasie più disparate sull’andamento dell’incontro. I più creativi ipotizzavano nel confuso buio catodico un gol, un fallo da ammonizione, un’azione pericolosa. Per cercare conferma delle loro visioni, alcuni scrupolosi sovrapponevano l’audio della radiocronaca alle immagini criptate, mentre altri cambiavano canale di tanto in tanto per controllare sul televideo Rai se il risultato reale confermava quello che pensavano di avere visto sullo schermo.
La sera di Lazio-Foggia pochi poterono vedere in tv quello che accadeva realmente in campo. All’epoca gli abbonati a Tele+ erano ancora uno sparuto gruppo di pionieri: all’inizio del campionato ‘93/’94 i decoder erano qualche decina di migliaia, nonostante la pay tv fosse stata introdotta già nell’agosto del 1990 dalla legge Mammì sui mezzi di comunicazione. Così Tele+ (i cui azionisti di riferimento erano il tedesco Leo Kirch, Vittorio Cecchi Gori e Silvio Berlusconi) iniziò a trasmettere, sfruttando le doppie frequenze di Canale 5 e quelle precedentemente occupate da Telecapodistria, i film dei palinsesti di Fininvest e della Cecchi Gori Group, senza interruzioni pubblicitarie. Nel giro di qualche mese i canali diventarono tre: Tele+1 (cinema), Tele+2 (sport) e Tele+3 (cultura). L’imponente investimento però non diede grandi risultati in termini di abbonati, così si pensò a un accordo con la Lega Calcio per trasmettere le partite del campionato italiano e usarle come trampolino per rilanciare l’intera piattaforma. In questa direzione andava anche la nomina della stella del giornalismo sportivo italiano Aldo Biscardi a direttore di Tele+ 2 e di tutta l’area sportiva. Nel giugno del 1993 l’intesa fu raggiunta e Tele+2 si aggiudicò la diretta esclusiva di una partita per ogni turno di campionato, giocata la domenica sera alle 20.30: il cosiddetto posticipo. Nell’accordo era prevista anche la trasmissione di un match di serie B il sabato sera.
Il primo posticipo della storia finì 0 a 0. Un risultato prevedibile nella patria del catenaccio, se non fosse che in campo c’era una delle squadre più offensive della serie A, il temerario Foggia di Zdenek Zeman. La squadra pugliese si muoveva a folate improvvise, fondando il suo gioco sull’inesauribile corsa di tutti gli interpreti. I movimenti della squadra ricordavano il volo di uno stormo d’uccelli, che cambiano direzione improvvisamente e senza un apparente segnale, ma perfettamente coordinati tra loro. I giocatori puntavano sempre alla porta avversaria e ad attaccare gli spazi liberi. Quella sera la regia era affidata a Di Biagio e Seno (uscito per infortunio nella ripresa, ma degnamente sostituito da Sciacca), mentre Stroppa aveva il compito di innescare le galoppate di Bresciani e di servire le due punte Cappellini e Roy (nel secondo tempo Kolyvanov) con le sue imprevedibili e fantasiose giocate.
Al contrario Dino Zoff, ormai al terzo anno sulla panchina dei biancocelesti, aveva puntato tutto sulla compattezza di un centrocampo d’esperienza formato da Gascoigne, Winter, Fuser e Di Mauro. L’attacco invece era composto dalla “strana coppia” Casiraghi-Doll, mai sperimentata prima. Il gioco della Lazio puntava a limitare i rischi in difesa e lasciava poco spazio alla fantasia: una squadra solida ma piuttosto lenta nel cercare le verticalizzazioni, portatrice di un calcio pacato che rispecchiava il mite carattere del suo allenatore.
A dispetto del risultato e delle intenzioni iniziali dei biancocelesti, la partita fu molto aperta, con diverse occasioni soprattutto per il Foggia. La squadra di Zeman andò a sbattere contro la grande prova del debuttante Marchegiani, autore di numerose e spettacolari parate, mentre la Lazio riuscì a impensierire gli avversari solo con qualche tentativo sporadico di Casiraghi e Doll, innescati dai rari lampi di classe di un appesantito Gascoigne, e con un colpo di testa di Fuser che nella ripresa aveva trovato pronto il portiere Mancini.
Non è dato sapere quanti gol immaginarono di vedere i telespettatori non abbonati di fronte allo schermo criptato, né se riuscirono a resistere stoici per l’intera visione o se a un certo punto spensero il televisore in preda allo sconforto. Ma anche a chi vide la partita in chiaro mancò l’ebbrezza del gol, l’appagante emozione dell’esultanza sul divano di casa. Nonostante l’incontro fosse stato a tratti divertente, gli abbonati non poterono certo dirsi soddisfatti da quella prima volta. Ironia della sorte, i tifosi biancocelesti non poterono esultare neanche la settimana successiva, quando la loro squadra affrontò nel posticipo la Reggiana e il risultato finale fu ancora 0 a 0.
Per assistere al primo gol della storia della pay tv italiana gli abbonati avrebbero dovuto attendere altri tre giorni. La terza partita trasmessa da Tele+2 fu Juventus-Sampdoria, valida per il turno infrasettimanale dell’8 settembre, e finì 3 a 1 per i bianconeri. La storica marcatura fu siglata da Ruud Gullit con un tiro di rapina al ventisettesimo del primo tempo, prima della rimonta juventina con il gol di Conte e le reti di Roberto Baggio e Andreas Möller nella ripresa.