La fine del mondo: Arsenal Galatasaray

La fine del mondo: Arsenal Galatasaray
31 Agosto 2015 Federico Ferrone
galatasaray

Copenhagen, 17 maggio 2000, Parken Stadium. Finale di Coppa Uefa. Il trapasso di due secoli e di due mondi.

La vigilia di tensione, coi tifosi dell’Arsenal decisi a vendicare l’uccisione dei due tifosi del Leeds a Istanbul prima della semifinale d’andata. I tifosi del Galatasaray decisi a rispondere. La polizia danese decisa a non saper che pesci pigliare durante gli scontri che precedono la partita.  Lo stadio sembra Highbury, ma si sentono solo i tifosi turchi. Le squadre scendono in campo. Lo sponsor “Sega” campeggia sulle maglie gialle dell’Arsenal, l’enigmatico “Marshall Boys” su quelle del Galatasaray. Facce perfettamente rasate, pochissimi baffi, persino tra i tifosi turchi, a eccezione di quelli maestosi di David Seaman, folti come i suoi capelli che presto racchiuderà in un ridicolo codino. Formazioni di frontiera. Tramonta l’epoca dei blocchi nazionali, arriva quella globalizzata, ma siamo ancora a metà dell’opera. Il Galatasaray è turco per sette undicesimi. L’Arsenal inglese per cinque undicesimi. Le storiche colonne Seaman, Keown, Adams, Parlour, inglesi d’altri tempi (in panchina c’è anche Winterburn) convivono a malincuore col blocco franco-olandese emergente che diventerà storico a sua volta: Henry, Vieira, Overmars e Bergkamp. Niente peli in faccia per i turchi (un sottile pizzetto solo per Ergün): solo capelli lunghi e corvini, sguardi affamati e incazzati. Sembrano una squadra argentina. Ma di argentini non ce ne sono, solo due brasiliani (Taffarel e il carneade Capone) e due rumeni (Popescu e Hagi). Probabilmente i telecronisti turchi lo ricordano prima del calcio d’inizio. Il giornalista dallo studio e il telecronista, entrambi sprovvisti di baffi, introducono l’evento con la dovuta carica emotiva. O almeno così pare.

Le squadre entrano in campo, Taffarel sputa sui guanti. Terim è nervosissimo: gesticola, sprona, scalcia e dispensa incoraggiamenti ai suoi. Wenger è la solita statua allungata e instabile. Fischio d’inizio. I turchi si lanciano subito in avanti, indemoniati. Arif al volo spaventa Seaman. L’Arsenal risponde in contropiede. Strategia di Terim: picchiate come fabbri. La prima vittima è Parlour, che prova la percussione da destra e viene abbattuto. Dixon non ci sta e fa assaggiare i tacchetti a Ümit Davala, che rotola a terra: nessun cartellino. Le bionde trecce dell’impalpabile Petit. Bergkamp che tenta l’unica azione della sua partita fermato all’ultimo da Capone. Il Galatasaray sbilanciato si espone alle cavalcate di Overmars e Henry. I turchi continuano a menare. Vieira, accerchiato da due uomini, è in difficoltà: nel dubbio Okan Buruk entra a gamba tesa sulle caviglie: troppo anche per l’arbitro Lopez Nieto, che finalmente ammonisce qualcuno. Punizione affidata a Hagi, schema per Arif, ancora lui, Seaman devia in angolo. Terim paonazzo, Wenger sempre calmo, soprattutto quando si accorge di essere inquadrato. Allungato, instabile. Capone a destra e Popescu al centro prendono in mano una difesa ballerina. A metà tempo Hagi prende palla, ne scarta secchi due, tenta un tacco filtrante, la palla respinta gli capita sui piedi, tenta il tiro di prima, alle stelle, ma sarebbe stato un grande gol.

L’assistente di Terim fuma in panchina. Adams e Arif si beccano. Il pennellone Hakan Şükür, futuro parlamentare, è preso in consegna dai lungagnoni Adams e Keown (quasi suo sosia). Riceve palla spalle alla porta, scivola e tenta una rovesciata da consegnare alla storia, alta. Il Gala preme. Hagi prende palla a sinistra, marcato a vista, finge il lancio ma in realtà fa un tunnel a Vieira e supera Dixon in dribbling prima di essere fermato. Poco dopo riceve palla davanti alla sua aerea, Parlour lo stende con cattiveria. Hagi si alza, lo spintona, interviene l’arbitro per calmarli. Parlour torna indietro. Sulla punizione, Hagi si fa toccare la palla, parte al trotto, ha di fronte Bergkamp, lo supera auto-lanciandosi con un tacco che lascia inchiodato l’olandese. Tenta poi un lancio sulla destra, che non riesce. Ma non importa: i suoi tifosi sono in delirio, i giocatori dell’Arsenal nervosissimi. Intuiscono il pericolo. Overmars falcia Capone: il mondo al contrario. Al 33° le statistiche dicono possesso palla al 56% per il Galatasaray. Keown fa a pezzi Ümit: giallo.
L’occasione perfetta arriva a tre minuti dalla fine. Combinazione Hagi, Hakan, Ümit, Capone. Pallone sulla sinistra per Arif. La difesa dell’Arsenal alza il braccio e si ferma, ma è il suo capitano che ha sbagliato i tempi: non c’è fuorigioco. Arif è solo davanti a Seaman. Ma angola troppo: palla fuori e la sensazione che la storia sarebbe potuta cambiare. Nei minuti che mancano i turchi attaccano a testa bassa, ma senza lucidità. Fine primo tempo.

Lo spettacolo un po’squallido dell’intervallo, con le ragazze pon-pon che si esibiscono in mezzo alle riserve che palleggiano. Terim che risponde alla tv del suo paese con una raffica di “Inshallah”.

Il secondo tempo parte a razzo. Overmars semina il panico. Keown rifiuta di stringere la mano ad Hakan. Cross sbilenco di Parlour che prende il palo esterno. Filtrante di Okan per Hakan che da pochi passi centra il palo pieno. Botte da orbi. Henry che libera Keown a un metro dalla porta, con Taffarel fuori causa: palla alle stelle e commentatori turchi che ridono per lo scampato pericolo. Hagi domina, l’arbitro richiama Keown e Okan durante un calcio d’angolo e mima gesti incomprensibili. La lucidità cala, il ritmo no. Al quarto d’ora Hakan approfitta della perdita di una scarpa per far rifiatare i compagni. Galatasaray tutto in avanti, Arsenal sempre in contropiede con Henry, Overmars e Parlour in percussione. Ci provano anche Capone (salva Seaman) e Ümit, che spara alto un pallone finitogli sui piedi per caso, in area. Entra Kanu per Bergkamp, entrambi vincitori della Coppa Uefa con l’Inter. Ora la coppia di centrocampo Vieira- Kanu, giganti africani lenti e dai piedi buoni, fa da contraltare perfetto con quella difensiva Keown-Adams, giganti inglesi lenti e dai piedi quadrati. Esce anche Okan Buruk. Hakan, come Arif nel primo tempo, ha l’occasione della vita a pochi minuti dalla fine. Aggancia in area, dribbla secco Keown ma inciampa sul movimento e tocca debolmente verso Seaman. Ormai tutti aspettano i supplementari. Sempre Hakan prova un’improbabile punizione da sinistra: battuta discreta ma fuori di un metro. Fischio Finale.

Supplementari. Kanu lentissimo ma pericoloso. Due fiammate paurose di Henry, sgroppata-tiro a lato e classico colpo di biliardo che finisce innocuo tra le braccia di Taffarel. Poi l’irreparabile, l’incubo peggiore dei turchi. Hagi parte a destra, occasione invitante, tenta il dribbling su Adams il quale riesce a toccare il pallone, che però rimane lì, scatenando una lotta furiosa tra i due. Adams entra duro, conquista il pallone, Hagi s’innervosisce e gli sferra un pugno chiuso sulla schiena. L’inglese crolla a terra e allarga le braccia, più furbo che sportivo. Giallo per l’inglese e rosso per il rumeno. Sgomento e indignazione tra i tifosi e i commentatori turchi. Decisione ineccepibile ma Hagi non ci sta, protesta indemoniato, applaude ironicamente in faccia al guardalinee e al quarto uomo prima di accomodarsi in tribuna. Wenger gongola. Entra Hasan Şaş, erede designato di Hagi, non ancora rasato a zero ma già con occhi e sopracciglia luciferine. I turchi hanno paura. Terim fiuta la cosa, si alza dalla panchina e comincia a incitare la squadra. Non smetterà fino alla fine. Il Gala è alle corde, Henry fa quel che vuole, ma in due occasioni clamorose (una dentro l’area piccola, una da fuori area) manca di precisione. Fischio finale. Anzi no, i giocatori continuano, in trance. L’arbitro deve fischiare altre tre volte per fermarli. Finisce il primo supplementare.

Bulent

Bülent riceve cure mediche in mezzo al campo. Torso nudo, capelli lunghi, fascia da capitano e faccia da Ken il guerriero. La rabbia è tutto quel che rimane ai turchi. La rabbia e un miracolo che si manifesta dopo pochi minuti. Cross dell’Arsenal dalla destra, la difesa è completamente fuori tempo: Henry si alza in volo a tre metri dal palo sinistro. Taffarel, in controtempo e dopo essere andato a farfalle, effettua una torsione miracolosa e respinge. Forse la sua prima parata. Il Galatasaray in dieci ci prova, conquista un corner ma può poco. Un’altra occasione clamorosa è sui piedi di Kanu: due tiri in sequenza e due ulteriori miracoli di Taffarel. Manca pochissimo ai rigori. Hakan Ünsal, che aveva sostituito Okan Buruk, scarta mezza difesa ma il suo cross non ha fortuna. Capone, rimasto a terra, prende tempo. Tra gli inglesi entra Suker col 9, stesso numero e quasi stesso nome del pari ruolo avversario Şükür. Nervosismo alle stelle. Terim una furia, certo che i rigori convengano più a lui che a Wenger, si agita e viene richiamato dal quarto uomo. Punizione per il Galatasaray all’ultimo secondo, da quaranta metri. Aria di miracolo: Ümit sul pallone, il tiro supera la barriera diretto allo specchio, ma è debole e Seaman blocca tranquillo. Si va ai rigori. Il referto parla di sei gialli e un rosso per i turchi e appena tre ammonizioni per i Gunners.

Gli inglesi confabulano composti. Terim e i suoi sono un campionario di smorfie, urla e pacche d’incoraggiamento, un esercito di eroi che scalpitano per lanciarsi in guerra. Inizia la lotteria.

Ergün: mancino perfetto alla sinistra di Seaman. 1-0
Suker: palo interno alla sinistra di Taffarel, la palla rotola sulla linea ed esce. I turchi esultano come se avessero segnato. Sempre 1-0
Hakan: stesso lato di Ergün, ma di destro, impeccabile. 2-0
Parlour: tiro perfetto alla destra del portiere. 2-1
Ümit: di nuovo alla sinistra di Seaman, sempre efficace. 3-1
Vieira: botta centrale. Traversa interna e fuori. 3-1 e panchina turca praticamente in campo
Popescu: stavolta l’angolo è quello alla destra del portiere. Botta bassa e 4-1.

Il Galatasaray ha vinto la coppa Uefa 2000, il suo primo trofeo continentale.

Adesso la panchina entra in campo davvero. L’esultanza è assoluta. Terim è sopraffatto, piange, si copre il viso, abbraccia, intervistato dalla tv turca ringrazia tutti, gli manca la voce. Popescu, in inglese, è più lucido e composto. Taffarel è portato in trionfo, i compagni lo lanciano in aria e si dimenticano di raccoglierlo, ma il brasiliano non si fa troppo male. Terim è portato in trionfo. Presto lui, Hakan, Okan e Ümit si ritroveranno a Milano in condizioni molto più mediocri, ma questa è una sera che unisce per sempre e vale tutta una vita. I giocatori baciano la coppa, gridano e cantano come ossessi, portano in trionfo i loro colori e la bandiera turca. A Istanbul e nel resto della Turchia, ma anche a Berlino e ovunque viva un numero sufficiente di turchi, cominciano i festeggiamenti. A Londra alcuni tifosi infuriati prenderanno d’assalto negozi e ristoranti turchi e persino, confondendo la nazionalità, un centro dove erano ospitati alcuni profughi kosovari.

Tra meno di un mese inizierà l’Europeo del 2000. Un nuovo secolo di calcio si è ormai aperto. Ma per alcuni questa è l’ultima partita che era importante vedere davvero. E presto sarà chiaro che la memoria calcistica accumulata nel secolo precedente è abbastanza per vivere di ricordi.