Fratellino di un fratello minore
“Nostra mamma lavorava in una sala giochi e dietro c’era una campetto, dove con altri bambini giocavamo a palla, poi abbiamo iniziato subito a frequentare le scuole calcio: avevamo quattro anni”.
A parlare è Giuseppe Giovinco, nato il 24 Settembre 1990 a Torino, e oltre al cortocircuito logico (come facevano ad avere quattro anni tutti e due?) è facile immaginare questi due bambini gracili sui prati sintetici del capoluogo piemontese. Uno che già lasciava intravedere lampi di classe, l’altro che prometteva di seguirlo, come avrebbe continuato a promettere per anni. Beppe e Seba arrivano alla Primavera della Juve. Poi le loro vite hanno preso strade diverse. Beppe ha continuato ad essere il fratello minore di Seba. Seba ha preferito diventare il fratello minore di Del Piero. Negli anni bui del dopo-Calciopoli sembra che il suo momento possa arrivare da un momento all’altro: in squadra mancano i campioni, il capitano e Trezeguet sono ormai sul viale del tramonto e alla Juve serve anche la sua fantasia per risalire le gerarchie di gradimento in serie A. Ma la simpatia, più che la società, la suscita invece Sebastian, che subentrando nel secondo tempo la maggior parte delle volte, riesce a incidere in qualche partita importante, tanto da far chiedere ai tifosi se non sia ora di promuoverlo titolare. Qualcuno, come Ranieri e Ferrara, prova a inserirlo nel tridente con Del Piero e Trezeguet prima, Iaquinta poi. Tutte le volte che gioca in quelle condizioni sono fuochi d’artificio: pali, gol sbagliati di poco dopo grandi azioni, grandi parate del portiere. Intanto Del Piero si laurea per la prima volta capocannoniere a 34 anni. Sebastian è la promessa migliore del nuovo corso, si dice che altri due futuri campioni saranno Marchisio e De Ceglie, forse anche Palladino. Intanto Giuseppe gioca nel campionato Primavera dietro la prima punta Immobile, segnando una doppietta e giocando un’ottima partita nel 4 a 0 ai giovani del Bologna. Il 23 Febbraio 2010 vince il “Bambino d’oro”, premio attribuito settimanalmente dai tifosi ai migliori giocatori della squadra Primavera. Su di lui ci sono aspettative altissime, forse superiori a quelle del fratello. Ma a Maggio arriva Marotta che comincia l’opera di ristrutturazione della squadra: Lanzafame viene ceduto. È il segno.
Nel 2011, quando sulla panchina arriva Antonio Conte, la Juventus decide che per Beppe non c’è spazio in squadra. Comincia la girandola nelle serie inferiori: Carrarese, Viareggio, Pisa. Beppe in Toscana si trova bene. “Mio fratello lo vedo in televisione”. Nel 2012/2013 ha la sua miglior stagione con il Viareggio, segnando 7 gol. Alla Juve nel frattempo Sebastian ha l’occasione di giocare la prima stagione senza l’ingombrante presenza del fratello maggiore Del Piero, che lo sgrida a ogni errore ma non gli lascia mai lo spazio dovuto. Mentre la squadra, come ogni anno, vince a Bologna grazie a un rigore, Giovinco è in panchina. Al triplice fischio la squadra corre come da consuetudine sotto la curva prima di rientrare negli spogliatoi. Seba li osserva da metà campo, poi incrocia i suoi compagni in direzione opposta e va sotto la curva da solo. Si toglie la maglia, mostra gli addominali. Il pubblico è in visibilio. Più di quando lo vede giocare.
“Sì, stiamo andando bene; finalmente gioco nel mio ruolo naturale (seconda punta ndr) e gioco con continuità”.
Una dichiarazione attribuibile sicuramente a Sebastian Giovinco. E invece è ancora Beppe a parlare. Quello del ruolo evidentemente è un problema per entrambi. Nella Carrarese gioca come centrocampista esterno di sinistra nel 4-4-2, “fuori posizione”. Entrambi sostengono di avere un “ruolo naturale”, una definizione che molti calciatori amano dare al proprio modo di giocare, come se l’allenatore non servisse. E infatti anche Beppe deve avere qualche problema in spogliatoio, non capisce come mai la Carrarese lo ceda in prestito al Viareggio dopo una buona stagione. Ancora una volta alla Juve Sebastian “si fa trovare pronto”. Un po’ come quell’amico che chiami solo quando ti serve qualcosa, ma non inviteresti mai a cena da te. “Se lo invito sembro gay”, “è antipatico”, “è un taccagno”. Morata dice di conoscere Seba molto bene, “lo prendevo alla playstation”. Lui invece preferiva vincere prendendo quelli forti. Gli piacevano le squadre di galacticos, dove i giocatori si accentravano a velocità supersonica e tiravano all’incrocio.
“Penso che la gente sia poco intelligente per capire che due calciatori diversi, anche se fratelli, sono sempre due calciatori diversi. Bisogna valutarli come due persone estranee, se si è interessati realmente al singolo calciatore e al suo valore. Altrimenti, se si è interessati al cognome basta guardare quello che ha fatto il fratello maggiore e dimenticarsi di quello minore”.
Nella LegaPro di quest’anno Beppe ha già segnato tre gol, e sente di poter fare qualcosa di importante. Il suo valore attuale, secondo transfermarkt, è di 200.000 euro. Dentro di sé, sa che le cifre non contano, lui vale molto di più. Ma del resto il contratto è in scadenza a Giugno 2015. Proprio come quello di Seba, che anche stavolta ha voluto restare alla Juve mentre Marotta comprava negli ultimi due anni Llorente, Tevez e Morata. Beppe però è tranquillo, sa di essere dove merita, dice di voler risalire fino all’esordio in serie A con il Pisa, e magari sfidare un giorno il fratello maggiore. Con l’arrivo di un altro giovane, Coman, le chance per Seba sono sempre meno, mentre Beppe vive una vita tranquilla in provincia guardando il fratello in tv. Nelle interviste. O meglio quelle del suo agente, che una volta a settimana ripete il mantra: “il mio assistito non lascerà la squadra, la società ha fiducia in lui e troveremo un accordo”. L’agente di Beppe invece non si esprime, forse già sicuro di un roseo futuro in LegaPro.