ANSA, 17/4/2016 – È morto Claudio Ranieri. L’allenatore del Leicester è morto nella notte a seguito di un incidente domestico. Dinamiche ancora da chiarire. Aveva 64 anni.
ROMA – A volte la vita sa essere crudele. Quella di Claudio Ranieri, crudelmente, è finita a poche settimane dalla definitiva consacrazione, dal momento tanto atteso, dalla rivincita definitiva su tutti quelli che dubitavano, insinuavano, sghignazzavano senza nascondersi. Un banale incidente domestico, una febbre come tante, una necessità fisiologica da espletare in piena notte, un giramento di testa, uno scivolone, la testa che sbatte contro il bordo del water. È morto così, “sor” Claudio, e già qualcuno chiede a gran voce che quel “sor” diventi presto “sir”, senza sapere che il titolo non può essere conferito post-mortem e dimenticando che possono riceverlo soltanto i cittadini britannici. E diciamolo subito, sicuramente è giusto così. “Sor” Claudio non era un “sir” e non avrebbe mai voluto esserlo. “Sor” Claudio era un allenatore di calcio, italiano lui e italiano il suo calcio, nel male e soprattutto nel bene. Già, il calcio. In questo momento di cordoglio è difficile resistere alla tentazione di restare nel calcio, di parlare di calcio ignorando tutto il resto, tutto il mondo che sta fuori dal calcio e il calcio lo guarda con un po’ di sospetto e un po’ di disprezzo. Difficile resistere alla tentazione, probabilmente anche sbagliato, insensato. Sor Claudio non sarebbe d’accordo, vorrebbe che si parlasse di calcio. Quindi parliamo di calcio, quel calcio che, come la vita, sa essere molto crudele.
Tra poche settimane Ranieri avrebbe vinto il campionato inglese, il più competitivo al mondo, con una squadra-cenerentola su cui nessuno avrebbe scommesso una sterlina. Una squadra di mezzi scarti e mezze promesse, la squadra di una piccola città in mezzo all’Inghilterra, senza troppe ambizioni. A Leicester Ranieri è arrivato in punta di piedi e ha dato vita a un piccolo miracolo che ha ricordato la magia del calcio a tutti quelli che l’avevano dimenticata, schiacciati dagli scandali, dai sospetti, dai contratti miliardari. Per questo, a Leicester, ci sarà presto una strada intitolata a Claudio Ranieri. Per questo, qui da noi e lì da loro, si dirà che il campionato l’ha vinto Ranieri, anche se negli archivi del calcio ci sarà scritto altro. Non importa. Fino a quando tutti quelli che amano il calcio avranno memoria, ricorderanno Claudio Ranieri campione d’Inghilterra, artefice del miracolo Leicester, grande allenatore di calcio. E ricorderanno tutto il resto: ricorderanno il Cagliari delle due promozioni consecutive e poi quello di Cappioli e Matteoli, Francescoli e Fonseca; il Napoli di Zola e della resurrezione; la Coppa Italia di Batistuta e Rui Costa; il primo periodo da giramondo tra Valencia, Chelsea e Atletico Madrid, sempre amato e sempre rispettato da tutti, giocatori e giornalisti; poi la Juventus, la Roma e le battaglie contro l’Inter di Mourinho, prima di un apparente declino al Monaco e con la nazionale greca, che era invece un prologo al trionfo finale. Il trionfo a cui, per uno scherzo del destino, non potrà assistere. Ma siamo sicuri che lo ha assaporato per bene in questi giorni, in queste lunghe settimane in cui tutti aspettavano il passo falso e il passo falso non è mai arrivato. O meglio, il passo falso è arrivato, in una notte inglese impietosa, in una vertigine, in un bagno che probabilmente non conosceva abbastanza bene da evitarne le insidie nel delirio della febbre.
Il calcio e la vita, crudeli e senza alternative. Claudio Ranieri non sarà ricordato ufficialmente come l’allenatore che ha vinto la Premier League 2016. Nel suo palmarès resterà il vuoto, l’ennesimo titolo nazionale sfiorato e sfumato, stavolta nel modo più assurdo. A noi che lo abbiamo conosciuto e apprezzato, oltre al ricordo ostinato di una vittoria che la storia, progressivamente, gli negherà, non resta che porgere omaggio. Ai funerali di sor Claudio (che si terranno mercoledì a Roma, nella chiesa di Santa Maria Liberatrice, al Testaccio) il mondo del calcio italiano saluterà un allenatore che ha celebrato il calcio italiano in Italia e ha portato il calcio italiano all’estero. Un po’ come la sua visione delle cose, il suo calcio era completamente italiano, di un italianismo un po’ provinciale, senza sete di conquista e pieno di scaramanzia. “Non succede, ma se succede…” Ci sono quelli che hanno sempre sottolineato quanto sia “perdente” un motto come questo. Sono gli stessi che presto, appena ne avranno l’occasione, scriveranno: “non è successo, nemmeno stavolta”. Ma non oggi, oggi nessuno può farlo. Oggi l’Italia e il calcio salutano un uomo che ha viaggiato ma che è rimasto impermeabile ai mondi che ha visto, perché troppo pieno d’Italia e di buon senso per lasciarsi condizionare. Oggi l’Italia e il calcio salutano un uomo che è andato dritto per la sua strada, sempre uguale, fino a quando ha trovato il suo luogo e il suo tempo in una piccola città inglese e nella sua voglia di riscatto. Oggi l’Italia e il calcio salutano Claudio Ranieri, sor Claudio, bravo allenatore, brava persona.