I Signori della Coppa Uefa

I Signori della Coppa Uefa
13 Marzo 2015 Federico Ferrone

Otto coppe per domarli,
Otto coppe per trovarli,
Otto coppe per ghermirli e nel buio incatenarli.
In Italia, dove l’ombra cupa scende.

La Coppa Uefa è stata istituita nel 1971 e prende il posto della antica Coppa delle Fiere. Pesa 15 kilogrammi. Il costo di produzione si aggira intorno ai 23.000 euro. È stata fabbricata nei laboratori Bertoni di Milano, ha una base in marmo giallo sulla quale poggia una struttura di argento. Si notano scolpiti i giocatori che lottano per raggiungere il pallone. In evidenza compare la scritta Coupe Uefa circondata dalle bandiere degli stati europei. La coppa è priva di manici.

Alla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, la coppa Uefa è stata appannaggio quasi esclusivo delle squadre italiane. Nelle undici finali che vanno dal 1989 al 1999, soltanto una volta non era presente una squadra italiana. Per otto volte una squadra italiana ha vinto la Coppa. In quattro occasioni c’è stata una finale con due squadre italiane. La retorica di quegli anni esaltava il Milan, che vinceva in Coppa Campioni, come la più grande squadra del pianeta, ma parallelamente sosteneva che la Coppa Uefa era la coppa più dura, quella più difficile da vincere. Le seconde e le terze dell’anno prima, si diceva, l’anno dopo erano ancora più forti e quindi in realtà migliori di quelle che disputavano la Coppa più nobile del continente.

Finiti i Novanta il tempo è trascorso veloce. Nella Coppa Uefa, trasformatasi poi in Europa League, le squadre italiane tra mediocrità e atteggiamenti snobistici non si sono mai più affermate. I campioni di quel periodo dorato hanno smesso di giocare. Alcune di quelle coppe sono diventate cimeli da museo. Altre riposano impolverate su qualche scaffale. Come reperti archeologici, le otto Coppe Uefa si sono fatte portatrici di un passato luminoso, ormai oscurato dal buio nel quale il calcio italiano è sprofondato.

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Una coppa per gli azzurri sotto il cielo che risplende

Il Napoli ha vinto la Coppa Uefa nell’89 contro lo Stoccarda. I dipendenti della società giurano che la Coppa sia in buone condizioni nella sala trofei di Castel Volturno. Un addetto si premura di pulirla e lucidarla ogni giovedì mattina. La Coppa ha vissuto però momenti difficili quando nel 2004, a seguito del fallimento societario sotto la proprietà Naldi, fu imballata dai curatori fallimentari e rinchiusa per mesi nel caveau della banca San Paolo. Riacquistata da De Laurentis, brilla su uno scaffale accanto alle due Coppe Italia e alla Supercoppa da poco conquistate dai partenopei. Sorte diversa è toccata invece ad altri trofei minori vinti dal Napoli. Voci incontrollate affermano che essi giacciano in oscuri  seminterrati o in anonimi scatoloni. Quella più accreditata li vuole, rovinati dal tempo, in un sottoscala nella sede della Provincia.

 

Due coppe alla Signora nella sua rocca di pietra

La Juventus, oltre le due Coppe Uefa vinte contro Fiorentina e Borussia Dortmund, rispettivamente nel ’90 e nel ‘93, aveva già vinto una Uefa nel ’77, in finale contro l’Athletic Bilbao. Le tre Coppe riposano dietro le spesse teche nella stanza dei trofei dello Juventus Museum. Il biglietto d’ingresso costa 12 euro. Migliaia di tifosi ogni anno posano i loro sguardi su di loro. Sono coccolate, viziate. Si sentono importanti tra le mura bianconere. La vicinanza della teche della Coppa Campioni e della Coppa Intercontinentale non le imbarazza. Loro sanno che il popolo juventino ha amato la Coppa Uefa che per anni è stata il torneo internazionale che ha regalato loro le maggiori soddisfazioni. L’Europa League dell’anno scorso, così vicina a diventare la quarta Coppa Uefa bianconera, ha invece preso la strada per Siviglia. In compenso in bacheca splende l’ennesima Coppa Scudetto stravinta con l’inutile record di 102 punti.

 

Due ai parmigiani che triste morte li attende

Il Parma vince la prima coppa nel ’95 contro la Juventus e si aggiudica la seconda nel ’99 contro l’Olympique di Marsiglia. Le due Coppe si tengono compagnia in una sala vuota e abbandonata. In queste ultime settimane hanno visto passare solo finanzieri e ufficiali giudiziari. La Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea, anche loro dimenticate, giacciono in due bacheche ricoperte da uno spesso strato di polvere. Da quando hanno tolto l’elettricità all’impianto per i noti problemi finanziari, i trofei del Parma annegano in una soffocante penombra. Ogni tanto nelle giornate più belle, un raggio di sole, filtrando attraverso le vetrate, rompe l’oscurità. Per pochi minuti le due Coppe Uefa risplendono come ai vecchi tempi. Qualcuno in città ha proposto di venderle per ricavare quei 50.000 euro che servirebbero a pagare le spese per giocare la prossima partita.

 

Tre per i nerazzurri nella loro città tetra

L’Inter nel glorioso decennio vince addirittura per tre volte la competizione. Contro la Roma nel ’91, il Salisburgo nel ’94 e la Lazio nel ’98. Una delle tre Coppe è esposta nel museo di San Siro, un cubo prefabbricato sotto lo stadio, che raccoglie i cimeli di Inter e Milan. Il biglietto d’ingresso costa 7 euro. La povera Coppa però è offuscata dall’ombra della Coppa Campioni del Triplete esposta alla sua destra a pochi centimetri di distanza. Di fianco alla cugina più prestigiosa la Coppa Uefa sembra più piccola, meno pesante, quasi priva di fascino. Sono pochi i tifosi nerazzurri che la scelgono come soggetto delle loro foto ricordo. Flash e sorrisi si sprecano quasi esclusivamente per la coppa dalle grandi orecchie. Nella futuristica sala trofei della nuova sede societaria, in corso Vittorio Emanuele a Milano, sono esposte, tra le altre, altre tre Coppe Uefa. I conti non tornano. Il sospetto che quella del museo sia solo una riproduzione diventa quindi una certezza.

 

I Signori della Coppa si sono spartiti finali e vittorie. Ma a un certo punto, senza preavviso, la pancia si è saziata e la fame si è placata. Il calcio italiano si è piegato su se stesso, si è specchiato e si trovato bellissimo. Il più bel campionato del mondo, hanno ripetuto tutti in coro. Quello dove ogni domenica, anche con le ultime arrivate, devi sudare per fare risultato, un po’come la stessa Coppa Uefa. Credendo di vivere in un eterno presente, accecate dalla propria vanità e presunzione, le squadre italiane hanno smarrito la strada. Le otto Coppe Uefa hanno assistito a questa decadenza. Hanno urlato di dolore. Nessuno però le ha volute ascoltare.