Fratello dove sei: Max Vieri

Fratello dove sei: Max Vieri
14 Novembre 2014 Federico Ferrone

“Smettila, Max. La tua facilità non semplifica”

Svoltando a destra dalla strada che percorre come un’unica arteria l’isola di Formentera, qualche chilometro dopo il paese di Sant Ferran de Ses Roques, si imbocca una via larga e sabbiosa che va verso il mare. La vegetazione è bassa, il clima caldo e piacevole. Schivando infinite buche si giunge a uno spiazzo vicino alla spiaggia. Lì c’è il Blue Bar. Il locale, che si affaccia sul mare cristallino del versante sud dell’isola, rappresenta le due anime di Formentera. Da una parte lo spirito dei figli dei fiori, che fino a una ventina di anni fa si stabilivano sull’isola per trovare riparo dalla frenesia della società; dall’altro quello modaiolo, più tipico degli anni duemila.

Siamo venuti al Blue Bar per assaggiare il famoso aperitivo di gamberetti, a cui abbiniamo olive, patatine e numerose birre ghiacciate. In sottofondo, gli altoparlanti del locale trasmettono “Balada” di Gustavo Lima, che si abbina malissimo con il sublime gusto di gambero con sfumature di aceto balsamico. Improvvisamente, alla nostra destra, notiamo un uomo seduto al tavolo da solo. Dopo qualche minuto di incertezza lo riconosciamo. È Massimiliano Vieri, detto Max.

Max Vieri diventa famoso quando viene comprato dalla Juventus insieme al più noto fratello Christian, in arte “Bobo”, nel lontano 1996. A differenza di Bobo, Max, dopo un anno nelle giovanili, non trova spazio in prima squadra e viene girato in prestito per le tre stagioni successive al Prato, al Fano e al Brescello. In serie C1 il giovane bomber italo-australiano colleziona diverse presenze segnando 18 gol. Nello stesso triennio 1997-2000 il fratello Bobo gioca, oltre che nella Juve, nell’Atletico Madrid, nella Lazio e nell’Inter, vincendo uno scudetto e una coppa delle coppe e segnando oltre 50 reti. Con la nazionale italiana Bobo partecipa con buoni risultati personali al mondiale di Francia ’98.

Max Bobo

Max se ne sta lì, seduto al tavolo, solitario, sorseggiando un’aranciata di quelle industriali e sgranocchiando pistacchi. Al momento di sputare i gusci la sua bocca si contorce formando quasi una smorfia di dolore.

Nel 2000 la Juventus lo riscatta dal Brescello (proprietario di metà del cartellino) ma ancora una volta lo gira in prestito. Max si ritrova  in serie B, prima nell’Ancona, dove segna 21 gol in due anni, poi al Verona dove le reti sono appena 6. In seguito passa al Napoli, dove gioca una stagione nella serie cadetta coi partenopei. La società però fallisce per problemi finanziari e l’attaccante, nonostante i tre anni di contratto, si ritrova  all’improvviso svincolato. Nel frattempo il nuovo millennio sorride a Bobo che conosce il momento di maggior successo professionale. Segna valanghe di goal nell’Inter e diventa il punto di riferimento in avanti della Nazionale di Trapattoni al Mondiale del 2002. La stampa specializzata ormai lo considera uno dei migliori centravanti del pianeta.

Il vento soffia sottile e muove la camicia bianca di Max. Sembrava non dare importanza alla cornice nella quale si trova. Non considera il mare alle sue spalle, non bada all’odore di frutta fresca che proviene dal bancone dei cocktails poco distante. Immerso nei suoi pensieri, in questo momento potrebbe trovarsi in qualunque posto oppure in nessuno. Non cambierebbe nulla.

Nel 2004 Max riesce a essere convocato dalla nazionale australiana, nella quale colleziona sei presenze. Il commissario tecnico Frank Farina nutre fiducia nelle qualità del ragazzo che improvvisamente sembra destinato ai Mondiali del 2006. Purtroppo però, l’avvicendamento tecnico alla guida della selezione mette fine al suo sogno di partecipare all’evento sportivo più importante del pianeta. Il neoallenatore dell’Australia Gus Hiddink non lo convocherà mai. In quello stesso 2004, il 6 gennaio, Bobo segna il centesimo goal in nerazzurro contro il Lecce. I tifosi, entusiasti, espongono uno striscione in curva: “100 volte fieri di Christian Vieri”. I compagni di squadra, nell’esultanza, gli pongono una corona sulla testa. Il 2004 è anche l’anno in cui Bobo si fidanza con Elisabetta Canalis, professione velina.

Max VMaldini

Max ordina una birra. Sta sudando, e l’alcol in corpo non lo aiuta a smettere. Ha lo sguardo fisso sul posacenere dove si accumulavano i gusci dei pistacchi tolti con i denti. Il suo cellulare è appoggiato sul tavolo davanti a lui. Non squilla.

Dal 2006 in poi Max milita nel Novara e nel Lecco in serie C1. Chiude la carriera nel più stretto anonimato, ma vicino ai familiari, a Prato, in C2 dove raccoglie 19 gol in 86 presenze. Lontano dall’Inter, intanto, Bobo trascorre gli ultimi frenetici anni da calciatore tra Milan, Monaco, Atalanta, Sampdoria (per cui non disputa neanche una partita) e Fiorentina. Non incisivo come ai tempi d’oro, la sua stella brilla luminosa soprattutto nei locali alla moda della Milano da bere. Donne, attività imprenditoriali, yacht e denaro.

Max si alza. Ci guarda per un istante. Ci sembra di vederlo sorridere e zoppicare leggermente mentre si allontana dal Blue Bar. Lo seguiamo con la coda dell’occhio. Sale su un piccolo motorino, uguale a molti altri, e percorre malinconico la via sabbiosa che lo porta verso la strada statale.