Ieri
09.06.1990
Roma, 72 mila spettatori
Italia-Austria 1-0
15.06.1990
Firenze, 38 mila spettatori
Austria-Cecoslovacchia 0-1
19.06.1990
Firenze, 34 mila spettatori
Austria-USA 2-1
Erano fratelli di Valderrama: Andreas Herzog e Anton Polster. Andy e Toni, nemiciamici. Uomini-mercato, carismatici assi portanti della selezione austriaca di Hickersberger a Italia ’90. Si piacevano? Si odiavano? Si parlavano certamente molto poco, come appartenessero a due sport diversi.
Andy giocava d’astuzia. Di buona struttura fisica ma molto tecnico, creava linee di passaggio stilose e sobrie dalla metà campo avversaria fino ai piedi e alla testa delle punte. Da lui presto smisero di aspettarsi il colpo di genio, la percussione bruciante. Ma l’azione intelligente invece sì, e gli venne consegnata una piccola versione della corona di campione, per la capacità di saltare seccamente un avversario (benché sempre in posizioni non decisive del campo e comunque di rado e senza mai per forza umiliarlo) o per l’abilità di scagliare nello specchio della porta traiettorie sensate, pulite, aggettivi che incarnavano il suo modo di essere 10.
Toni invece era contadino, operaio, metalmeccanico, falegname e muratore. Un mestierante dell’attacco, anzi all’arrembaggio, sorridente quanto bastava per rassicurare tutti sulle proprie qualità e soprattutto sui propri difetti. Un gigante semplice, pagato per apparire svettante al centro dell’attacco, per duellare con i difensori, per dare il famoso “peso” alla squadra e fornire così, con colpi di testa e spintoni, un senso pieno alla parola “cross”, cioè a tutta quella basilare catena di montaggio di passaggi e manovre e scatti laterali e sovrapposizioni che rendono giustizia al lavoro delle ali e dell’allenatore e trasformano una semplice azione in un sistema di gioco.
Emblematici i diminutivi: Andy l’artista, con la “y”; Toni l’operaio, con la “i”.
Se fossero mai stati sospettati di omicidio, a parità di indizi, molti avrebbero condannato il muratore ricciolino e spaccone. Ma qualcuno, rimestando umilmente la propria minestra davanti alla tv, avrebbe avuto la sensazione che, invece, quel biondino così perbene potesse in realtà nascondere un orrendo segreto.
Il gruppo agli ordini del ct Hickersberger aveva un ricco spogliatoio: il branco di cani randagi per esempio, composto da visi vacui ed inespressivi; Aigner, Streiter, Artner, o “Rambo” Pfeffer dalle massicce mandibole e dalle labbra invisibili. Affidabili, utili alla causa, fedeli. Assassini. E poi Kurt Russ, un Ancelotti mesto e oscuro. E il coloratissimo portiere Lindenberger, tanto osso duro contro l’Italia all’Olimpico quanto rovinoso per i suoi nelle successive due partite a Firenze (causò lui il rigore che consegnò alla Cecoslovacchia il passaggio agli ottavi, e subì un gol da principiante contro gli USA nell’ultimo inutile match, di fatto riaprendolo).
Poi i due comprimari di lusso di Polster, le punte in eterno ballottaggio, Ogris e Rodax, l’uno sgusciante e anarchico, l’altro più serio e ligio al dovere, un duello che Hickersberger gestì come peggio non avrebbe potuto: contro l’Italia mette Ogris che corre a vuoto; contro la Cecoslovacchia mette un Rodax impacciato e rigido; contro gli USA li butta dentro tutti e due insieme a Polster, per l’ultima zingarata. Alla fine segneranno entrambi e a secco rimarrà proprio Toni Polster. Vuoi vedere che…? Agli ottavi sarebbe toccato il Costa Rica. Troppo tardi, Hickersberger. I ragazzi tornano a casa.
Oggi
Allenatori di club:
Michael Baur:
Bundesliga (serie A austriaca)
06.12.2014
Grodig, 862 spettatori
SV Grodig-Admira Wacker 5-0
Michael Baur, difensore centrale della banda di Hickersberger a Italia ’90, è il talento su cui ha scommesso il Grodig, la squadra di un piccolo comune del Salisburghese, inopinatamente nel calcio che conta (in Austria, per lo meno). Qualche buona esperienza nella Regionalliga e subito un inatteso salto in Bundesliga, con buona pace dei suoi colleghi più scomodi. Lui ringrazia e si accoda, modaiolo, allo schema-mantra dei tre trequartisti dietro all’unica punta, il peruano Yordi Reina, punta di diamante nero e grezzo, 11 gol in 18 partite. Baur gongola per un tonico sesto posto, a soli cinque punti dalla seconda in classifica (la prima, il Red Bull Salzburg, è fuori portata) e si tiene stretto lo scettro del Fratello di Valderrama di maggior successo in patria.
Kurt Russ:
Erste Liga (serie B austriaca)
28.11.2014
St.Polten, 1.500 spettatori
St.Polten – SV Kapfenberg 2-2
Kurt Russ naviga a vista. Il suo Kapfenberg non vince in campionato dal 24 ottobre. Lo guardi negli occhi e ha il sorriso e il ciuffo beffardo di Nicola Berti, ma anche gli occhi disperati di un Prandelli privato dei codici etici. Si è tolto qualche soddisfazione, certo. Ha battuto due vecchi compagni: prima lo scintillante Lindenberger (direttore sportivo del Lask Linz), seppure in coppa, poi il FC Wacker del cupo e tormentato Michael Streiter, inaugurando per quest’ultimo una serie di sconfitte che lo avrebbe portato all’inevitabile esonero.
Russ invece negli ultimi tempi ha trovato una cura e frenato l’emorragia: tre pareggi nelle ultime tre partite. Il bomber della squadra è il brioso Ronivaldo, uno di quei brasiliani brevi, rapidi e umorali alla Paulo Barreto che infestano e rallegrano l’Europa. Quest’anno gli va tutto bene, dieci gol in diciotto partite.
La panca di Russ scricchiola, ma i suoi lo seguono. A dimostrazione di questo, ecco arrivare la doppia rimonta contro un’altra concorrente per la salvezza, il St.Polten arrembante di un carismatico centravanti-boa, lo spilungone Segovia, autore di un bellissimo gol “di rapina” oltre che di inguardabili conclusioni fuori bersaglio. Alle porte c’è la lunga pausa invernale, Kurt può rilassarsi. L’ultimo pareggio gli garantisce di tenersi il Kapfenberg stretto ancora per due mesi. A febbraio incrocerà di nuovo il FC Wacker, ma senza più Streiter.
Andreas Ogris:
Regionalliga (terza divisione austriaca)
14.11.2014
Mattersburg, 200 spettatori
Mattersburg II – Austria Vienna II 2-2
Ogris, fratello brevilineo, rapido e nomade di Valderrama, guida i giovani dell’Austria Vienna, impiegati nella Regionalliga, terza divisione austriaca. Quarto in classifica, saldo in panchina, tenace con il suo trio di trequartisti diciottenni dietro l’unica punta Alexander Frank che segna un gol ogni due partite o poco più. Contro il Mattersburg II (fuori casa) i suoi ragazzi si sono fatti riprendere quasi al novantesimo. La vittoria avrebbe voluto dire sorpasso del sontuoso Parndorf e glorioso terzo posto. Non sarebbe stato male finire sul podio prima della pausa invernale, ma Ogris non è tipo a cui interessano queste finezze. Lui si accontenta di sapere che il suo rivale Rodax la domenica la passa con figli e nipoti. E il sabato e il venerdì e gli altri giorni.
Toni Polster:
Wiener Stadtliga (campionato del distretto di Vienna)
22.11.2014
Vienna, 200 spettatori
Wiener Viktoria – Favoritner AC 0-2
Toni è in difficoltà. Un avvio brillante, 16 punti in 8 partite, nessuna sconfitta. Poi, sette (SETTE) sconfitte consecutive. Eppure le immagini della partita contro il Favoritner, persa 0-2, raccontano di una squadra che nonostante tutto continua a seguire il suo condottiero e ingaggia un’inutile battaglia fino al novantesimo. Davanti al proprio pubblico placidamente appoggiato alle transenne a bordocampo, i ragazzi di Toni si vedono annullare un gol e osservano sfilare di poco a lato della porta avversaria i reiterati tiri da fuori area del tenace centrocampista ventiduenne Milosavljevic.
Le torri di Polster – il capocannoniere Parapatits e Freiberger – svettano senza anima, spente. Toni ne conosce perfettamente gli umori. Il capitano Goellner in difesa assiste inerme al guizzo, si fa per dire, di un avversario calvo e non troppo tonico che deposita la sua facile doppietta personale. Il Wiener Viktoria precipita in picchiata. Questo è quanto. E certo non basteranno i movimenti felpati e un po’ annoiati dell’esterno-fantasista numero 10 Fabio Peres Leoncini per raccogliere i cocci e ripartire.
Cosa inventerà Polster? Di questo passo, quanto durerà? E, soprattutto, perché lo sta facendo?
Allenatori senza lavoro
Essere Fratelli di Valderrama non dà quasi mai buoni frutti: ne sanno qualcosa Streiter e Pfeifenberger, esonerati in corsa, poche settimane fa.
Michael Streiter, uno dei cani di Hickersberger, ha avuto il benservito dal FC Wacker dopo una carriera apparentemente in ascesa, nata sotto gli auspici di Giovanni Trapattoni, coltivata in provincia con due appassionanti promozioni fino in Bundesliga e negli ultimi anni in evidente declino. Una sconfitta contro la squadra di Kurt Russ gli è costata la testa. Più in alto va, più le ali si fanno pesanti e il viso cagnesco si raddolcisce pericolosamente.
Pfeifenberger è diverso dai suoi fratelli di Valderrama austriaci. Innanzitutto lui a Italia 90 c’era ma non ha mai messo piede in campo. E poi da allenatore ha portato a termine quattro stagioni per intero, apparendo così quasi un buon tecnico, serio, preparato, stimato. Zsak? Baur? E chi sono costoro? Io sono di un’altra generazione. Prima il Grodig in Erste Liga, poi il Wiener Neustadt in Bundesliga. Dove vuole arrivare Heimo Pfeifenberger? Invece ecco l’inatteso ultimo posto in classifica, squadra irriconoscibile, il biondo tecnico sempre più dimesso e nervoso nei postpartita. Ora è fuori dai giochi. Cerca con gli occhi gli altri Fratelli, ma per loro è ancora quello che si deve far trovare pronto. Quando e se tocca a lui.
Completano la panoramica allenatori senza panchina come Anton “Rambo” Pfeffer, enfant prodige degli allenatori (anni fa si è addirittura piazzato secondo in Bundesliga con il suo amato Austria Vienna) eppure fermo e senza calcio dal 2001; un simpatico Reisinger, obeso e con il cappellino con la visiera al contrario, corteggiato dalle tv locali e predecessore di Polster alla guida del Wiener Viktoria; l’algido Schottel, buon frequentatore della Bundesliga con ottimi piazzamenti con Rapid Vienna e Wiener Neustadt, prima di Pfeifenberger, con cui ora condivide la disoccupazione; Otto Konrad, eterno anziano che ha provato a riciclarsi in federazione anche lui, come allenatore dei portieri, ma senza la versatilità del più scaltro Lindenberger; il padre di tutti, Jozif “non ho vinto mai niente” Hickersberger, che dopo aver ostentato autorevolezza ad Abu Dhabi, a Dubai e in Bahrain ora si gode una succosa pensione e lo spettacolo dei suoi ragazzi invecchiati.
Poi ci sono i canuti come Aigner, che nel dubbio di non saper allenare né fare altro che abbattere gli attaccanti avversari ha deciso di giocare fino a 45 anni; o come Konsel, terzo portiere già ingrigito a Italia ’90 che non entrò mai in campo ma che all’Olimpico poi c’è venuto da solo, da anziano, e in Italia ha chiuso anche la carriera, a Venezia, in gondola, da perfetto turista austriaco.
Allenatori di nazionali:
Manfred Zsak:
Austria U17
Zsak, anziché seguire la pista operaia di Polster, ha preferito pedinare la scia profumata di lavanda della carriera federale alla Herzog. Senza avere però gli stessi amici importanti. Ora sta disputando gli Europei U17, e con un pugno di adolescenti ha già superato la prima delle tre fasi ufficiali, battendo seccamente San Marino, Albania e Norvegia. Prossimo test ufficiale a marzo contro l’Islanda. Nel ranking Uefa l’Austria U17 è considerata nella fascia A, la più alta.
Klaus Lindenberger (allenatore dei portieri)
Austria U16
Agli ordini del ct Heraf, Lindenberger tiene a bada da un anno gli ormoni dei suoi portierini. L’ultima uscita è stata un tonfo amaro: da 2-0 a 2-3 contro i pari età tedeschi. Il quindicenne Karalic, dell’Admira Wacker, non ha nascosto le lacrime. Lindenberger gli ha tolto i guantoni e l’ha portato in macchina a Roma come viaggio premio. E gli ha anche insegnato a guidare nel piazzale antistante l’Olimpico.
Andy Herzog (vice)
USA
Due brutte sconfitte per l’americano Herzog, vice di Klinsmann, dopo i dignitosi ottavi di finale ai mondiali brasiliani. Prima la Colombia e poi soprattutto l’Irlanda (1-4). A ottobre non si era andati oltre due pareggi con Ecuador e Honduras. Prima ancora, un illusorio successo contro la Repubblica Ceca. I perni su cui il nuovo corso sta puntando sono l’elegante Mikkel “Mix” Diskerud (Rosenborg), l’eterna promessa Altidore che stenta nel Sunderland e il francesino Bedoya, trottolino estroso del Nantes.
Dirigenti:
Linzmaier. Red Bull Salisburgo, primo in Bundesliga e già ormai in fuga per il titolo. Lui scruta, osserva, guarda, compila rapporti e schemini. Basso profilo. Quando incontra un altro Fratello di Valderrama fa finta di non vederlo. O non lo riconosce nemmeno più.
Lindenberger. Sappiamo che è allenatore dei portieri adolescenti, ma è anche direttore sportivo del Lask Linz, primo in Erste Liga. In queste ore si vocifera che stia trattando il 34enne Ortlechen, titolata colonna difensiva dell’Austria Vienna. Ci riuscirà? Molto probabilmente no. Ma serve per costruire la voglia di Bundesliga.
Morto:
Gerald Glatzmayer
All’ottantaquattresimo minuto di Austria-U.S.A., la punta Rodax lascia il posto a Gerald Glatzmayer, centrocampista di contenimento, per tenere il risultato. Pochi minuti di non gioco, ma è una presenza e lo rende Fratello di Valderrama.
Il giorno 11.1.11, forse per un eccesso di velocità, forse per un errore tattico, Glatzmayer diventa l’unico Fratello di Valderrama austriaco ad abbandonare il mondo dei vivi, liberato dalla pena di vedere i suoi compagni, grassi, tesi e sudati, sbracciarsi in umilianti postazioni a bordocampo.
Si era ritirato dal calcio da pochi mesi.
RIEPILOGO
Allenatori di club |
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Baur (SV Grodig – Bundesliga austriaca) Russ (Kapfenberg – Erste Liga) Ogris (Austria Vienna II – Regionalliga) Polster (Wiener Viktoria – Distretto di Vienna) |
Allenatori di nazionale |
Zsak (Austria U17); Herzog (U.S.A. – vice-) Lindenberger (Austria U16 – allenatore dei portieri) |
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Allenatori senza panchina |
Streiter, Pfeifenberger, Schottel, Pfeffer, Reisinger, Konrad, Keglevits, Hickersberger |
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Dirigenti |
Linzmaier (Red Bull Salzburg – Bundesliga – osservatore) Lindenberger (Lask Linz – Erste Liga – direttore sportivo) Hortnagl (piccole squadre di quartiere) |
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Fuori dal calcio/spariti |
Pecl, Artner, Konsel |
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Deceduti |
Glatzmayer (incidente stradale, 11.1.11) |