Gruppo D: Jugoslavia

Gruppo D: Jugoslavia
15 Febbraio 2017 Johnny

Ieri

10.06.1990
Milano, 74765 spettatori 
Germania Ovest – Jugoslavia 4-1

14.06.1990
Bologna, 32257 spettatori
Jugoslavia – Colombia 1-0

19.06.1990
Bologna, 27833 spettatori
Jugoslavia – Emirati Arabi 4-1

26.06.1990
Verona, 35500 spettatori
Spagna – Jugoslavia 1-2

30.06.1990
Firenze, 38971 spettatori
Argentina – Jugoslavia 0-0 (dopo i calci di rigore 3-2)

“Era la seconda volta in nove mesi che me lo trovavo di fronte. Al primo turno di Coppa Uefa, allo stadio San Paolo, con il mio Sporting Lisbona c’eravamo giocati la qualificazione ai rigori. Era venuto davanti a me col pallone tra le mani e allora io lo avevo provocato. Gli dissi: scommetti che te lo paro? Cento dollari, ci stai? Lui era concentrato, mormorò un -sì, va bene- e piazzò la palla. Lo parai. Me lo ritrovai anche a Firenze, Argentina-Jugoslavia. Da lontano gli feci segno che avrei voluto scommettere ancora, disse di no stavolta, presi quel no come un complimento. Parai di nuovo, Maradona tornò verso il centro del campo disperandosi”.

Nonostante le parate del portiere jugoslavo Ivkovic, in entrambe le circostanze a esultare alla fine fu Maradona. A Firenze gli errori dal dischetto del capitano Faruk Hadžibegic e precedentemente di Stojkovic e Brnovic  furono determinanti per sancire l’eliminazione della nazionale balcanica. Quella squadra che era una mescola di esperienza e talento giovanile con un futuro promettente davanti a sé, che rappresentava però un paese che non aveva più futuro alcuno, lasciava per l’ultima volta il campo di una fase finale di un torneo. La Jugoslavia usciva a testa alta contro i campioni del mondo in carica, dopo una partita stoica in 10 contro 11 dal trentesimo del primo tempo per l’espulsione di Sabanadzovic. Quella battaglia era persa, e fu la guerra, quella vera, oltre che a distruggere una nazione e annientare migliaia di vite, a portarsi via una il futuro di  una squadra probabilmente formidabile. Da allora le menti degli appassionati di calcio ritornano spesso a fantasie confuse e annebbiate dai rimpianti su quello che sarebbe potuto essere ma che non è stato.

Il CT di allora Ivan Osim dopo quasi 27 anni ancora non si dà pace: “Forse sono ottimista, ma mi illudo chiedendomi cosa sarebbe successo se la Jugoslavia avesse giocato la semifinale o la finale. Cosa sarebbe successo al Paese? Magari non ci sarebbe stata la guerra se avessimo vinto la Coppa del Mondo. Quando mi sdraio e aspetto il sonno, penso che le cose sarebbero potute andate meglio dopo la Coppa del Mondo.”

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Oggi

Lo sloveno

Srecko Katanec
L’ex perno di centrocampo della Sampdoria di Boskov rinunciò a giocare il quarto di finale con l’Argentina scosso da alcune minacce di morte che erano giunte alla sua famiglia qualche giorno prima dell’incontro. Dopo aver vinto tutto o quasi da calciatore ha intrapreso la carriera da tecnico sulle panchine di Olympiakos (vincendo l’unico, per ora, titolo da allenatore: il campionato del 2003), della Macedonia e degli Emirati Arabi Uniti. Ha allenato la nazionale del suo (nuovo) Paese dal 1998 al 2002 per poi ritornarvi dal 2013 fino a oggi. Con la Slovenia ha raggiunto la storica qualificazione alla fase finale dei Mondiali di Corea e Giappone nel 2002, dove ha però perso tutte le partite.

I croati

Tomislav Ivkovic
Per l’ex portiere il tempo di parare i rigori è finito da un pezzo. Ora siede sulla panchina della squadra della lontana città di Harmah negli Emirati Arabi, l’ Al-Faisaly FC . Chissà se ogni tanto incontra Maradona da quelle parti.

Zoran Vulic
Manager della squadra kazaka Atyrau, Vulic sfoggia da sempre un inseparabile e curato baffo, portato con classe da quando era un giovane difensore jugoslavo e che oggi gli consegna un aria di uomo di altri tempi. Ha cominciato la carriera da allenatore nel 1998 nella sua squadra del cuore, l’Hajduk Spalato, dove ha allenato per circa un decennio (non continuativamente). Nel 2008 ha firmato con il Luc-Energijala squadra di Vladivostok, in Russia, prima di approdare nella misteriosa Transnistria sulla panchina dell’ FC Sheriff Tiraspol. Laddove il baffo incute ancora rispetto. 

Zlatko Vujovic
Dopo una vita da calciatore in Francia ha proseguito la carriera nel mondo del calcio come assistente allenatore, proprio come il fratello gemello Zoran anch’egli celebre calciatore degli anni ottanta. È stato il vice di innumerevoli allenatori presso l’Hajduk Spalato senza mai salire di grado, prima di lasciare finalmente il club nel dicembre 2016. 

Alen Boksic
Boksic non ha mai esordito con la nazionale Jugoslava, pur essendo stato convocato per il Mondiale italiano. Nel 1997 ha giocato invece con la maglia dell’Europa in un amichevole contro il Resto del Mondo. Celebre per le sue cavalcate inarrestabili, per la sua propensione a sbagliare gol facili e a infortunarsi Alen oggi vive sulla paradisiaca isola croata di Mariaska, comprata nel 1999. Passa il tempo con la sua famiglia e si dedica alle sue infinite passioni, in particolare allo sci nautico. Ogni tanto si concede qualche ospitata in TV come commentatore.

Robert Prosinecki
Terminata la gloriosa e lunga carriera agonistica, Prosinecki è passato all’altra sponda. Dapprima nello staff tecnico della Croazia come assistente del commissario tecnico Slaven Bilic e a seguire come tecnico della Stella Rossa dal 2010 al 2012. Dal 2014 guida la Nazionale dell’Azerbaigian al posto dell’ex allenatore Bert Vogts. Al momento nel girone di qualificazione per i Mondiali di Russia 2018 è al secondo posto dietro alla Germania, a pari punti con l’Irlanda del Nord e davanti alla Repubblica Ceca. La qualificazione alla fase finale sarebbe un vero miracolo, ma ad ogni intervista Prosinecki non fa mistero di crederci.

Robert Jarni
Dopo il ritiro dal calcio giocato Jarni ha iniziato una breve carriera nel calcio a 5 al MNK Spalato. Ha disputato anche due presenze con la maglia della nazionale croata, segnando un gol, nelle qualificazioni ai Mondiali di calcio a 5 del 2008. Oggi è allenatore del Puskás Akadémia FC, la squadra giovanile del club professionistico ungherese Videoton FC.

Davor Suker
Eletto miglior giocatore croato di sempre, da quando cioè la Croazia è uno stato indipendente, Suker è l’eroe di riferimento del calcio croato. Il trascinatore della grande Croazia del 1998 che arrivò terza ai Mondiali di Francia è da allora l’uomo più influente e rispettato del panorama calcistico del suo Paese. Non a caso è Presidente della Federazione calcistica croata oltre ad essere Vicepresidente della Commissione consultiva Marketing e membro permanente del Comitato Esecutivo UEFA.

Andrej Panavic
Allenatore del NK Istria 1961 nella prima divisione croata, Panavic fino all’anno scorso era assistente di Branko Ivanković al Persepolis F.C., blasonata squadra di Theran. 

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I bosniaci

Faruk Hadzibegic
L’ultimo capitano della Jugoslavia e autore del rigore sbagliato che sancì l’eliminazione da Italia ’90 ha intrapreso la carriera da allenatore con buoni risultati. Ha allenato moltissime squadre tra cui anche la nazionale della Bosnia Erzegovina nel 1999, il Sochaux e il Betis. Ora è il tecnico del Valenciennes in Francia. Sulla sua storia e quella del suo Paese il giornalista Gigi Riva ha scritto un libro, L’ultimo rigore di Faruk. Dalla quarta di copertina poco raccomandabile.

Davor Jozic
La bandiera del Cesena di fine anni ottanta/inizio novanta è diventato anch’egli un allenatore. Ha seguito per diverso tempo le giovanili del Cesena, prima di entrare nello staff tecnico del meticoloso Fabrizio Castori. Con Castori ha lavorato, oltre che per il Cesena, per il Varese e per la Reggina. Dopo queste esperienze formative Jozic è tornato ad allenare gli allievi e i giovanissimi della squadra dell’amata città romagnola.

Safet Susic
Ennesimo allenatore, l’apice della sua carriera è stato tra il 2009 al 2014, quando ha allenato la nazionale bosniaca. Nel 2003, durante i festeggiamenti per il 50° anniversario della Uefa, è stato eletto Golden Player della Bosnia, ovvero miglior giocatore bosniaco degli ultimi 50 anni. Ora allena la squadra francese dell’Evian. In una scena del film Il favoloso mondo di Amelìe viene nominato diverse volte dal telecronista di una partita che sta andando in onda su un televisore fuoricampo.

Fahrudin Omerovic
L’ex portiere del Partizan Belgrado e dell’Istanbulspor, dopo il ritiro è rimasto in Turchia dove ha intrapreso la carriera di allenatore. Inizialmente ha lavorato come assistente proprio di Safet Susic, prima di iniziare la propria carriera di allenatore principale in club come Istanbulspor, Malatyaspor e Ankaraspor.

Refik Sabanadzovic
Dopo avere appeso le scarpe al chiodo ha lasciato il calcio ed è entrato nel settore immobiliare. Ha rifiutato diverse proposto da club locali per diventare allenatore e direttore tecnico. In una recente intervista ha rivendicato la propria scelta di uscire dal mondo del calcio ma ha anche ammesso di non aver dimenticato il passato e soprattutto quel cartellino rosso sventolatogli in faccia dall’arbitro nella notte tragica di Firenze. Refik resta convinto che in 11 contro 11 la propria squadra avrebbe potuto battere tranquillamente Maradona e compagni. Ora vive a Podgorica con la moglie.

Mirsad Baljic
L’ex terzino con velleità offensive ha abbandonato i palcoscenici del calcio da diversi anni. Oggi vive e lavora in Svizzera. Il figlio Omar Baljic ha invece intrapreso la tortuosa strada del padre e vanta qualche presenza nella nazionale Under 19 Svizzera.

 I serbi

Predrag Spasic
Soprannominato “Spasicev “(Agente) perché per “arrestare” gli attaccanti avversari usava una marcatura a uomo piuttosto stretta ed energica, Spasic è nato il 13 maggio, il giorno in cui nella ex Jugoslavia si celebrava la Festa della sicurezza. Del roccioso difensore si sono perse le tracce.

Dragan Stojkovic
Per l’eroe della partita contro la Spagna a Italia ’90, dopo il ritiro si aperta una carriera da dirigente sportivo e da allenatore. Nel 2002 è diventato Presidente della federazione serba e successivamente Presidente della Stella Rossa di Belgrado. Nel 2008 è tornato da allenatore nella sua ex squadra giapponese, i Nagoya Grampus, con i quali ha vinto anche un campionato J. League nel 2010. Nel 2015 è diventato il tecnico del Guangzhou R&F in Cina.

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I montenegrini

Dragoljub Brnovic
Macchiato per sempre dal rigore sbagliato con l’Argentina, Brnovic ha lasciato il calcio. Non si hanno altre notizie.

Dejan Savicevic
Uno dei più grandi rimpianti della dissoluzione della squadra del 1990 è stato quello di non aver più potuto vedere il “Genio” Savicevic giocare insieme ai fuoriclasse croati. Dolore attutito solamente in parte dal periodo in cui ha giocato insieme a Boban (che nel 1990 era stato sospeso per il famoso calcio al poliziotto) nel grande Milan di inizio anni novanta. Dopo il ritiro, Savicevic è diventato a furor di popolo l’allenatore della Serbia-Montenegro, con scarsi risultati. Successivamente ha intrapreso la carriera politica diventando il Presidente della Federcalcio del Montenegro. Eletto per tre volte di fila oggi è ancora in carica. 

Dragoje Lekovic
Terzo portiere della spedizione italiana, dal 2011 è l’allenatore dei portieri della nazionale Montenegrina. Il frutto non cade lontano dall’albero. 

I macedoni

Vujadin Stanojkovic
L’ex difensore di origini serbe dopo il ritiro ha intrapreso la carriera di allenatore. Negli ultimi dieci anni ha ricoperto diversi ruoli nello staff della Macedonia. Dal 2006 al 2009 come assistente della selezione maggiore, nel 2014 come allenatore ad interim della nazionale Under 21 e nel 2015 come allenatore ufficiale della nazionale Under 17: un passo alla volta verso la poltrona più ambita. 

Darko Pancev
Pancev in Italia è ricordato da tutti come il bidone dell’Inter. In realtà è stato (sopratutto alla Stella Rossa) un grandissimo attaccante da medie stratosferiche. A Italia ’90 ha segnato due gol nella goleada contro gli Emirati Arabi. Dopo il ritiro dal calcio giocato, Pancev ha lavorato con la Federcalcio macedone come consulente esterno, senza impegnarsi troppo. Nel luglio 2006 è diventato direttore sportivo del Vardar, la sua prima squadra da professionista a metà anni ottanta. È stato nominato dalla propria Federazione come migliore giocatore macedone degli ultimi cinquant’anni. Possiede un bar chiamato Kafè 9ka (Caffè Numero Nove) in via Beverly Hills 1000 a Skopje, dove si proiettano ogni settimana le partite della Serie A italiana.