Insomma, dovete considerare che siamo fatti di sola polvere. Non è granché per andare avanti, lo ammetto, e non dovremmo mai dimenticarcene. Ma anche considerando questo, cioè questa specie di brutto inizio, non ce la stiamo cavando malissimo. Quindi, da parte mia, sono convinto che, nonostante la pessima situazione attuale, possiamo farcela. Mi sono spiegato?
(Da un audio-memo per uso interno, dettato da Jocelyn Blanchard al suo ritorno dall’Austria e fatto circolare tra i consulenti pre-mod della Gea World, Inc.)
Alcuni colleghi gli avevano consigliato, data la sua natura di precog, di dotarsi di uno psichiatra portatile che lo aiutasse nei momenti più difficili. Il ruolo dei precog consisteva nel fare delle predizioni sui futuri possibili, quindi trovavano spesso lavoro presso compagnie assicurative, agenzie finanziarie e soprattutto come investigatori, privati o istituzionali che fossero, magari lavorando a gettone. Molti precog, comunque, faticavano a trovare lavoro perché considerati inaffidabili, e in questa condizione precipitavano soprattutto coloro che avevano perso un lavoro precedente proprio per una predizione sbagliata. E questo capitava spesso, gli avevano detto i colleghi, per via dello stress. Nel calcio, i precog non erano mai stati molti e principalmente venivano impiegati davanti alla difesa, per leggere in anticipo le linee di passaggio avversarie. Alex Del Piero, invece, usava la sua abilità al contrario, cioè per sapere dove sarebbero andati i difensori.
Le finte nel calcio hanno una sola funzione: temporeggiare il necessario in attesa che l’istinto decida autonomamente da che parte andare. Le direzioni, del resto, non sono molte: si può andare all’interno o all’esterno. Altre volte si può fare il tunnel, che sarebbe come andare dritto al centro, ma questo richiede una serie di circostanze particolari, come il diverso passo tra i due giocatori o la provenienza di un passaggio da una certa direzione. La funzione precog di Alex aveva essenzialmente eliminato quell’istinto: le finte non erano utilizzate per temporeggiare in attesa dello spunto, bensì per vedere da quale parte sarebbe andato il difensore, scegliendo poi immancabilmente quella opposta.
Con un mal di testa fuori dal comune, Alessandro Del Piero si svegliò in una camera da letto sconosciuta di un condominio sconosciuto. Accanto a lui, con le coperte tirate su fino alle spalle, nude e lisce, dormiva una ragazza sconosciuta, che respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone.
«Scommetto che farò tardi al lavoro» disse tra sé. Scivolò fuori dal letto e assunse a fatica la posizione eretta, con gli occhi chiusi, cercando di non sentirsi male. Sapeva solo di trovarsi ad alcune ore di viaggio dal campo; forse non era neppure in Italia. Comunque, era sulla Terra: la gravità che lo faceva vacillare era familiare, normale. E di là, nella stanza attigua, accanto al divano, una familiare valigetta, quella del suo psichiatra: il dottor Agricola. Scalzo, per non far rumore, andò in soggiorno e si sedette vicino alla valigetta; l’aprì, premette alcuni interruttori e accese il dottor Agricola. I sensori iniziarono a registrare e il meccanismo emise un ronzio.
— Dove sono? — chiese Alex. — E a che distanza da Torino? — Quella era la cosa più importante. Notò un orologio sul muro della cucina: erano le 7.30. Tutt’altro che tardi.
Il meccanismo – che era l’estensione portatile del dottor Agricola, collegata per mezzo di micro-relè al computer vero e proprio, situato nei sotterranei del Renown 33, il condominio di Alex a Delhi – esclamò con voce metallica: — Ah, signor Vialli.
— Del Piero — lo corresse Alex, lisciandosi i capelli con le dita che tremavano. — Che cosa ricordi della scorsa notte? — Solo allora, provando un’intensa repulsione fisica, vide sul bancone, in cucina, bottiglie di bourbon e di acqua brillante mezze vuote, limoni, essenze amare per i cocktail e vaschette del ghiaccio. — Chi è la ragazza?
— La ragazza nel letto è la signorina Sonia Amoruso, o Sony, come le ha chiesto di chiamarla — disse il dottor Agricola. Suonava vagamente familiare e, in qualche strano modo, doveva avere a che fare con il suo lavoro.
— Ascolta — disse, rivolto alla valigetta, ma proprio in quel momento la ragazza iniziò a rigirarsi nel letto; Alex spense di scatto il dottor Agricola e si alzò in piedi, vergognandosi di avere addosso le sole mutande.
— Sei già in piedi? — chiese la ragazza, con voce assonnata. Si trascinò nell’altra stanza e si sedette di fronte a lui. «Niente male» pensò Alex. «Ha dei grandi e bellissimi occhi».
— Che ore sono? Hai messo su il caffè? Alex arrancò fino in cucina e accese il fornello, su cui l’acqua per il caffè iniziò a scaldarsi. Sentì il rumore di una porta che si chiudeva; era andata in bagno. L’acqua prese a scorrere. Sony stava facendo la doccia. Tornato in soggiorno, riaccese il dottor Agricola.
— Che cos’ha a che fare lei con la Juventus? — chiese.
— La signorina Amoruso è la sua nuova assistente; è arrivata ieri dalla Cina Popolare, dove ha lavorato per la Juventus come consulente pre-mod di quell’area. Comunque, la signorina Amoruso, per quanto dotata di talento, è estremamente inesperta, e il signor Agnelli ha deciso che un breve periodo come assistente presso di lei… avrei detto «sotto di lei», se l’espressione non fosse così ambigua, considerato che…
— Grandioso — disse Alex. Andò in camera da letto, trovò i propri vestiti ammucchiati per terra – sicuramente, era stato lui a lasciarli così – e cominciò a indossarli con cura; stava ancora male, e dovette compiere uno sforzo per non lasciarsi andare, per non stare malissimo. — Giusto — disse al dottor Agricola, mentre tornava in soggiorno abbottonandosi la camicia. — Ricordo il memo di venerdì a proposito della signorina Amoruso. Il suo talento è inaffidabile. Si è sbagliata a proposito dell’articolo «Fare successo reinventandosi oltreoceano»… Figurati, credeva che avrebbero fatto furore nella Cina Popolare —. Rise. La porta del bagno si schiuse appena; Alex colse un’immagine di Sony, rosea, soda e pulita, che si asciugava.
— Mi hai chiamato, caro?
— No — rispose lui. — Stavo parlando con il mio dottore.
— Tutti commettono errori — disse il dottor Agricola, con tono un po’ assente.
— Com’è successo che io e lei… — disse Alex, accennando in direzione del bagno. — Dopo così poco tempo.
— Alchimia — disse il dottor Agricola.
— Ma dài…
— Be’, voi siete entrambi precog. Avete previsto che alla fine sareste diventati amici e amanti. Quindi, dopo un paio di drink, avete deciso che non c’era ragione di aspettare. «La vita è breve, l’arte è…»
— La valigetta smise di parlare, perché Sonia Amoruso era uscita dal bagno, nuda, nuovamente diretta in camera da letto. Alex notò che aveva un corpo sottile ed eretto, un portamento davvero stupendo e seni piccoli e rivolti all’insù, con i capezzoli non più grandi di due piselli rosa ben assortiti. «Anzi, due perle rosa ben assortite» si corresse.
— Volevo chiedertelo, stanotte: perché ti serve uno psichiatra? — disse Sonia Amoruso. — Dio mio, te lo porti dietro dappertutto; non hai fatto in tempo a posarlo che già l’avevi acceso, fino a quando… — Alzò un sopracciglio e gli lanciò uno sguardo interrogativo.
— Poi, però, l’ho spento — fece notare Alex.
— Ascolta. L’unica ragione per cui ti porti in giro lo psichiatra è che hai ricevuto la chiamata alle armi. Giusto?
Quella capacità precog di Alex Del Piero, nella sua testa prendeva le sembianze di Stefano Del Piero. Un individuo vagamente simile a lui, con qualche ruga in più, l’aria più seria e la camicia sempre stirata. Negli anni non aveva mai mutato il suo aspetto e ogni volta che Alex stava per prendere una decisione egli parlava con la forza delle immagini. Egli stesso era al contempo immagine, ricordo e sostanza. La capacità precog non era in effetti l’esatto contrario dell’intuizione, era piuttosto un’intuizione situata in un tempo futuro, non vi era ragionamento alla base delle immagini prodotte, ma pura creazione. Essa, come sapevano bene gli imprenditori che facevano largo uso di dipendenti precog per sondare il mercato, era soggetta all’errore. E Stefano Del Piero, la capacità precog di Alex, ne aveva fatti alcuni molto grossi: il suo successo in nazionale, per dirne uno. Infine, commise la madre di tutti gli errori a venire. Del Piero in Australia, Del Piero in India. Del Piero in viaggio in quello spazio profondo ancora insondato dove l’anima si fonde col mondo rischiando di compromettere il naturale corso degli eventi.
«Peccato che io non sia riuscito a rifilare Seba Giovinco ad Alex Del Piero» disse tra sé. «Avrei risolto due problemi in un colpo solo: rendere Alex psicologicamente più sicuro e liberarmi per…». «Assurdo!» pensò. «Alex ha bisogno di essere insicuro, altrimenti finisce in Australia: ecco perché ha noleggiato quella valigetta parlante. Evidentemente, capisco poco o nulla del mondo moderno. Sono rimasto al XX secolo, quando gli psicanalisti rendevano le persone meno sensibili allo stress».
— Lei non parla mai, Signor Moggi? — chiese la signorina Chiabotto.
— No —. Pensò: «Posso intervenire con successo sul comportamento di Alex? Aiutarlo a… come dire… diventare meno ‘abile’?». Ma non era così facile come sembrava: lo capì d’istinto, grazie al lobo frontale espanso. Non si può far star male qualcuno semplicemente ordinandoglielo. O sì?
Decise di andare all’ospedale dove era ricoverato Alex Del Piero dopo il suo ritorno, per entrare di forza o d’astuzia nella sua stanza e capire che cos’aveva scoperto. — Pensavo — disse la signorina Chiabotto — che quando le astronavi lasciarono per la prima volta il nostro sistema per altre stelle, si ricorda?… Si era saputo che… — Esitò. — È sciocco, ma ero solo una bambina quando Lippi compì il suo primo viaggio di andata e ritorno in Giappone; cioè, ero una bambina quando lui tornò. Insomma, credevo che, forse, essendo andato così lontano, avesse… — Chinò il capo, per non incontrare lo sguardo di Luciano Moggi. — Pensavo che avesse trovato Dio.
— Alex Del Piero è morto —. Sbatté le palpebre, si guardò intorno con stupore, poi lentamente riportò l’attenzione su di lui, lo guardò con un misto di paura e incertezza, arretrando sensibilmente; si ritrasse da lui, inchiodata alla sedia, le dita intrecciate. — E lei è accusato di averlo ucciso, signor Moggi. Sul serio: è quello che dice il titolo.
— Vuole dire che io lo ucciderò?
Lei annuì. — Ma… non è certo. L’ho solo captato in uno dei futuri… Capisce? Cioè, noi precog vediamo… — Annaspava.
— Lo so — . Aveva familiarità con i precog; del resto, Alex Del Piero aveva lavorato per diciannove anni alla Juventus. — Potrebbe succedere — disse con voce stridula. «Perché mai dovrei fare una cosa del genere?» si domandò.
Ma la mutazione era ormai in atto. Stati Uniti, Emirati Arabi, Cina, la Lega degli Eroi. Tutto portava i segni, quelle tre stimmate… Forse gli errori di Stefano Del Piero si spiegavano così, era in corso una lotta sotterranea da lungo tempo. Prima la nazionale, poi la Juve. Piano piano, Del Piero stava diventando tutto. Era l’esatto opposto dell’effetto che produceva l’assunzione di Crea-T. Essa permetteva di immaginarsi al di fuori di sé, in uno scenario reale ma adimensionale, con un nuovo progetto che avrebbe reso sopportabile l’addio al calcio. Vialli, ad esempio, lui si era visto personaggio televisivo. La Crea-T permetteva di crearsi un’esistenza particolare. Alex Del Piero, stava diventando universale. L’universale.
— Dispongo di alcuni dati che potrebbero essere molto interessanti — disse Roberto Baggio, frugando nella sua cartelletta. — Abbiamo nostri uomini alla FIFA, introdotti al livello del nuovo presidente Mino Raiola, come forse saprà. Non possiamo costringerlo a fare alcunché, ma possiamo perlomeno discuterne —. Estrasse un documento. — Il nostro segretario generale è preoccupato per la palpabile presenza di Alex Del Piero in ognuna delle «reincarnazioni» sperimentate da chi usa la Crea-T. È abbastanza intelligente da capire fino in fondo le implicazioni di questo fatto. Francesco lo interruppe: — Roberto, posso farti una domanda? Da quanto tempo hai un braccio artificiale? Abbassando lo sguardo, Roberto grugnì per la sorpresa. E poi, fissando Francesco Totti, disse: — Anche tu ce l’hai. E anche i tuoi denti hanno qualcosa di strano: apri la bocca e fammi vedere. «Oh, Dio» pensò Roberto «in senso letterale».
— Forse non poteva farne a meno — disse CR7. Forse quel dannato organismo era una sorta di protoplasma: era costretto a fagocitare e a crescere… d’istinto, continuava a espandersi, sempre di più. «Finché non verrà distrutto alla fonte» pensò CR7. «E noi siamo quelli che lo faranno, perché io, personalmente, sono un Homo sapiens evolvens: io, l’essere che è qui seduto in questo momento, sono l’umano del futuro. Sempreché si riesca a ottenere l’aiuto della FIFA.
«Io sono il protettore della nostra specie» disse tra sé. Era curioso di sapere se quel malefico influsso fosse già arrivato sulla Terra. Una civiltà di Alex Del Piero, grigi, scavati e curvi e immensamente alti, ognuno con il suo braccio artificiale, e quegli strani denti e gli occhi meccanici a fessura. Non sarebbe stato piacevole.
«È esattamente quello che mi aspettavo. Ma sono ancora fiducioso: prenderò quella cosa, se non questa settimana, la prossima. Se non questo mese, prima o poi la prenderò. Lo so: ora conosco me stesso e le mie possibilità. dipende tutto da me. E questo è bene. Ho visto nel futuro abbastanza da non arrendermi mai, anche se sarò l’unico a non soccombere, che manterrà in cita l’antico mondo, il mondo precedente all’avvento di Alex Del Piero. Non è che sulla fiducia dei poteri instillatimi sin dall’inizio che posso contare, alla fine, per sconfiggerlo. Così, in un certo senso, la cosa non sono io: è qualcosa dentro di me che neppure Alex Del Piero riesce a raggiungere e annientare perché, non essendo me, non posso neppure perderla. La sento crescere. Sopportando alterazioni esteriori e inessenziali, il braccio, gli occhi, i denti… resta intoccata da queste tre stimmate, la maligna e negativa trinità di alienazione, realtà indistinguibile e disperazione che Del Piero ha riportato con sé dall’India. O meglio dallo spazio profondo tra l’India e l’Europa. Abbiamo già vissuto migliaia di anni sotto l’antico flagello, che ha in parte corrotto e distrutto la nostra purezza, e proveniva da una fonte più alta di Del Piero. E se l’uno ha potuto obliterare completamente il nostro spirito, come potrebbe riuscirci l’altro? Porterà a termine il suo compito? Se pensa questo, se Alex Del Piero crede che sia questa la ragione del suo avvento – si sbaglia».