Una lunga finale: Italia- Brasile 1994

Una lunga finale: Italia- Brasile 1994
20 Febbraio 2015 Federico Ferrone

Articolo originale di Patrice Urbini per L’Equipe, 18 luglio 1994

Terribile. È stato necessario aspettare l’ingiusta prova dei rigori per rompere la parità tra due grandi squadre che si sono intimidite e neutralizzate a vicenda per 120 minuti. Avremmo preferito che la parola restasse agli attaccanti ma il Brasile è comunque un bel vincitore.

Dalla sua vittoria in semifinale contro la Bulgaria, l’Italia si è preoccupata non poco. Ma al momento in cui Bebeto batte il calcio d’inizio di questa quindicesima finale di coppa del mondo, le notizie sono già molto più incoraggianti. Arrigo Sacchi ha infatti potuto recuperare il suo capitano Franco Baresi, operato a New York 23 giorni prima al menisco, e Roberto Baggio, l’uomo a cui deve il suo arrivo qui al Rose Bowl di Pasadena e il cui polpaccio destro ha superato l’ultimo esame. Col ritorno del suo vero capo in difesa e la presenza rassicurante del suo realizzatore numero uno, può ora lanciarsi all’assalto del Brasile ad armi pari. Come accade dall’inizio del torneo, i brasiliani hanno deciso di essere pazienti, di mantenere il possesso del pallone aspettando l’apertura o l’accelerazione decisiva. Gli italiani sanno però che non hanno nessun interesse a lasciarsi manovrare e a subire il ritmo dei loro avversari. Mantengono quindi il pressing piuttosto alto, riempiono intelligentemente tutto l’asse centrale del campo e soprattutto cercano di sbarrare tutte le strade che portano a Romario e Bebeto.

BBAGGIO

Le due prime occasioni sono brasiliane. Prima un cross di Dunga da destra per la testa di Romario, parato da Pagliuca (minuto 13′), poi un recupero a centrocampo di Dunga, con Romario che riparte in contropiede e Bebeto che conclude in porta, contrastato da Maldini (16′). L’inizio della partita rimane comunque piuttosto bloccato e calmo. Ma non per molto. La “squadra azzurra”, per la quale il controllo di palla rimane l’arma preferita, comincia a farsi vedere e occorre una bella parata di Taffarel per neutralizzare una sortita di Massaro (18′). Ma l’Italia non è certo famosa per i suoi lanci e perde anche molti palloni a centrocampo. Così facendo, il compito non si annuncia molto facile con un Brasile che ha già perso per strada Jorginho, colpito al polpaccio e sostituito da Cafu, ma il cui marchio sulla partita è reale.  Il problema della Seleção però è sempre lo stesso: domina, varia moltissimo il suo gioco, crea costantemente dei pericoli, ma la sua efficacia non è proporzionale al suo possesso palla. Un’altra prova? Su una punizione effettuata da sinistra, ai 30 metri, da Branco e respinta da Pagliuca, Mazinho pasticcia col pallone sulla linea di fondo e manca un’occasione d’oro per crossare verso i suoi due attaccanti (26′). Nel frattempo, anche l’Italia ha perso il suo terzino destro Mussi, colpito in un contrasto. Sacchi deve riorganizzare la sua difesa. Apolloni prende posto in mezzo alla difesa accanto a Baresi, Benarrivo passa a destra e Maldini si rimette sulla fascia sinistra. Prima di organizzare la sua nuova strategia per il prosieguo delle operazioni, sarebbe dunque preferibile per l’Italia conservare lo 0-0 fino alla pausa, cosa che le riesce senza troppe storie. Solo un tiro di Romario ai 20 metri (36′) e una punizione nello specchio di Branco le creano qualche apprensione prima del ritorno negli spogliatoi.

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L’occasione di Pagliuca

Finché non commette errori in difesa, il Brasile non ha motivo di preoccuparsi. Fa tranquillamente la sua partita e, fin dalla sua seconda partita con il Camerun, sa anche di non aver mai segnato nel primo tempo, riservandosi sempre il diritto di fare la differenza nel finale di partita. Da parte loro gli Azzurri faticano a guadagnare metri e a tenere i loro avversari lontani quanto vorrebbero. Per ora nessuno si è mostrato veramente decisivo davanti ma, se l’Italia continua a essere solida fino alla fine come l’incredibile Maldini, si annuncia un avversario che sarà difficile da cogliere in fallo. D’altronde, la partita si è ormai riequilibrata, il ritmo si è fatto più lento, dal punto di vista tecnico lo spettacolo è mediocre e soprattutto i due sistemi proposti hanno entrambi gli strumenti per neutralizzare le possibili invenzioni dell’altro. È addirittura l’Italia, a questo punto, che si è resa più pericolosa dopo la ripresa, con un passaggio di Baggio per Massaro (ma Aldair ha fatto appena in tempo a recuperare in corsa sul milanista) o un tiro velenoso di Donadoni di cui Taffarel si impossessa sul primo palo (65′) con Baggio che per poco non devia il pallone. Manca meno di mezzora di gioco ma c’è ancora tutto da fare. Al Brasile conviene che la situazione si allunghi ancora per un po’ in questo modo? Non è sicuro perché in teoria un gol potrebbe bastare a uccidere la partita. Il fatto è che il blocco italiano è molto meno facile da penetrare che quello dell’Olanda o della Svezia e né gli uno-due di Romario e Bebeto, come quello che Pagliuca respinge di piede (65′) ne’ i colpi da palla inattiva, come il corner di Zinho ripreso di testa da Branco, gli sono di grande utilità fino ad ora.

Anche la fortuna sembra aver definitivamente scelto da che parte stare quando, su un tiro da fuori di Mauro Silva, Pagliuca si lascia sfuggire inspiegabilmente il pallone. Quest’ultimo sembra allora avviarsi oltre la linea di porta e la catastrofe appare imminente, quando il palo destro del portiere italiano gli viene all’improvviso in soccorso e fa sì che il pallone gli ritorni amichevolmente tra le braccia. Niente male, Pagliuca ha tutti i motivi di baciarlo, il suo palo, e di ringraziare la Madonna… Mancano solo dieci minuti. Le squadre sono tese più che mai e ormai ogni minimo errore sarà pagato caro. Il Brasile lascia così un metro di libertà a Baggio, ma anche lui trema. Il numero 10 italiano riceve un passaggio di Donadoni, si gira verso la porta e colpisce appena alto. L’Italia esita appena un attimo a chiudere Romario a 30 metri dalla porta e l’artista brasiliano mostra subito il suo talento. Serve il piede e il tempismo di Baresi per neutralizzarlo. Fa sempre più caldo, il pubblico trattiene il respiro ma non i fischi, vista la partita a cui sta assistendo e l’arrivo, ormai certo, dei supplementari, i primi dalla finale di Buenos Aires del 1978, la terza della storia con Inghilterra- Germania Ovest del 1966. Il titolo si giocherà al photofinish.

Brazilian players run to join their teammates as I

Romario e Baggio non hanno la grazia

In questo supplemento gratuito aggiunto al programma è il Brasile ad attaccare più forte, ma sempre senza successo. Su un cross da destra di Cafu che passa davanti a tutti gli altri, Bebeto si lancia sul secondo palo, riesce a indirizzarlo verso Romario ma stavolta Pagliuca interviene sui piedi di quest’ultimo (94′). L’Italia è sul punto di cedere? Non ancora. Due minuti dopo, dopo che Sacchi ha fatto entrare Evani per rilanciare la macchina di centrocampo, Roberto Baggio, con un colpo dalla media distanza, obbliga Taffarel a una deviazione in corner sopra la traversa (97′). Nessuno vuole cedere, nessuno vuole morire, con l’immagine di Pagliuca che chiude bene il suo angolo e respinge di nuovo un tiro violento di Zinho da sinistra (100′). Eppure, quanto sembra lunga e faticosa questa finale per le gambe di alcuni… Parreira tira fuori il suo ultimo asso dalla manica, Viola, che da mercoledì sogna di segnare all’ultimo secondo. Ma non succede niente e il Brasile, che delle due squadre rimane sempre quella che sembra più capace di un exploit individuale, continua a sbattere contra la muraglia azzurra. Bebeto appoggia sulla destra per Cafu, questo crossa, Romario è imboscato sul secondo palo ma il suo tiro passa a qualche centimetro dalla porta (110′).

Massaro e le sue folli corse cercano di dare un tono all’Italia che però deve ancora affidarsi alla sua difesa. Perché Roberto Baggio, proprio come Romario, non è illuminato dalla grazia e sbaglia il gol della sua vita tirando su Taffarel mentre si trovava solo davanti a lui (114′) dopo un passaggio di Albertini. Per la prima volta nella storia, un titolo di campioni del mondo sarà quindi deciso ai calci di rigori e l’atmosfera si è fatta sinceramente soffocante. Alla fine sono gli italiani a cedere. Tre errori, di Baresi, Massaro e Baggio. Il Brasile ottiene il suo quarto titolo, senza che Bebeto debba neanche calciare l’ultimo rigore.

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