Stupore di una sera d’estate.
Taci, e trema al mio furore!
È la sera del 18 agosto 1997 e allo stadio ci sono quasi ottantamila persone. Fa caldo, in cielo non ci sono nuvole. Qualcuno parla del Niño, inteso come spauracchio meteorologico. Ma come, non doveva stravolgere l’estate di mezzo mondo? Calmi, c’è ancora tempo. La partita non è ancora cominciata. Davanti alla tv, nelle città svuotate e nelle località di villeggiatura animate da balli di gruppo e karaoke, c’è chi armeggia con il decoder per sintonizzarsi su Tele+2, che tra meno di dieci giorni diventerà Tele+Bianco. Qualcuno, solo nella sua povera follia, si accontenta di guardare il canale criptato, senza suono, senza ritegno. Immagini deformate in negativo, indistinguibili come un incubo o il riflesso di un sogno. Il pallone non si vede ma c’è ancora tempo, la partita non è ancora cominciata, magari accade un miracolo. Dalla casa a fianco risuona appena percepibile una televisione con la voce di Natalia Estrada. O forse viene da fuori, da una macchina parcheggiata. Comunque oltre un muro. Il suono ovattato, le immagini distorte, una partita di calcio estivo. È un’amichevole, certo, ma anche no. È il Trofeo Luigi Berlusconi, inteso come padre di Silvio, il presidente che arriva in elicottero in ritiro, compra i campioni, compra Tele+, compra Natalia Estrada. Balla che ti passa.
Il Milan ha cominciato l’ultima stagione da campione in carica e l’ha finita all’undicesimo posto. Quest’anno le aspettative sono altissime. Alla fine la squadra finirà il campionato al decimo posto, ma questo ancora non lo sa nessuno, né allo stadio né altrove. La Juventus ha appena vinto lo scudetto e si prepara a vincerlo di nuovo, e questo se lo aspettano in molti. La Juventus ha comprato Birindelli, Pecchia, Fonseca e soprattutto Inzaghi, fresco capocannoniere con 24 gol, due in più del sampdoriano Montella. Il Milan ha comprato – tra i molti altri – Taibi, Maini, Ziege, Bogarde, Ba, e soprattutto Kluivert. Edgar Davids giocherà la prima parte di campionato con il Milan e la seconda con la Juventus.
Il Trofeo Berlusconi è la prima dose di calcio stagionale per gli italiani in crisi d’astinenza prolungata in un’estate senza mondiali né europei. È la settima edizione, la terza consecutiva in cui l’avversario del Milan è la Juventus. Lo stadio è pieno come non lo è stato mai prima e non lo sarà mai più dopo. Una scintillante passerella per i nuovi acquisti, e non è ancora tempo di pagelle implacabili o panettoni che si potrebbe anche non arrivare a mangiare. Capello contro Lippi, Boban contro Zidane, Savicevic contro Del Piero, Deschamps contro Desailly, Inzaghi contro Weah.
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In tribuna c’è Franco Baresi all’esordio nelle vesti di vicepresidente. Accanto a lui c’è Berlusconi. È venuto per la festa, per Baresi, per mandare un segnale all’ambiente già galvanizzato dalla campagna acquisti. Il trofeo è dedicato a suo padre ma in fondo è il suo trofeo, una celebrazione delle origini dell’uomo che non ha mai attecchito e che è diventata subito una celebrazione dell’uomo stesso. Una festa per il padre voluta dal figlio che però gli ha rubato la scena e si festeggia da solo. Dicono che abbia ricominciato ad amare il Milan e dicono che ha già comprato Leonardo. Lui dice che la coppia Weah-Kluivert è l’antidoto a Ronaldo e che Maldini ha bisogno di tempo per adattarsi alla nuova posizione e lasciare la sinistra a Ziege. Baresi annuisce, Galliani è alle Bahamas, l’avvocato Agnelli è in America ma pare abbia chiesto a Tele+ di inventarsi qualcosa e fargli vedere la partita. Chissà se il segnale gli è arrivato. Forse sì, ma forse è criptato.
La partita si gioca ai ritmi blandi tipici del calcio estivo. Al 31’ Del Piero calcia una punizione, la palla colpisce Antonio Conte e si insacca. Nel secondo tempo il Milan reagisce, segnano Cruz, Kluivert e Weah. Baresi, in giacca e cravatta, premia il suo Milan. Berlusconi esulta. Milan promosso, Juventus da rivedere. L’Italia del calcio si prepara a una nuova stagione in cima al mondo. In città si spengono i decoder, in vacanza si va a ballare tutti insieme e tutti sincronizzati. Anche la luce buia delle immagini criptate smette di esistere, mentre da oltre un muro Natalia Estrada non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il futuro è carico di meraviglia.
Spettri di una notte d’autunno
Tu m’invitasti a cena, il tuo dover or sai; rispondimi:
verrai tu a cenar meco?
È la notte del 5 novembre 2014 e allo stadio non c’è più nessuno. Sono le 23:30, la partita è finita. La ventitreesima edizione del trofeo Berlusconi appartiene ormai alla storia. La partita è finita ma in realtà non è ancora cominciata. Canale 5 la trasmetterà tra poco in differita e in esclusiva, quindi se qualcuno voleva vederla ha dovuto tirare tardi e farsi coraggio. Ma tanto a quest’ora non c’è molto da fare a parte dormire. Dicono che allo stadio erano in cinquemila, ma probabilmente è una bugia, o una mezza bugia come quella sul club più titolato al mondo. Dicono che sarà l’inverno più freddo degli ultimi decenni e dicono che per domani a Milano è prevista pioggia. Ha piovuto anche durante la partita e continua a piovere anche adesso, a sprazzi. Probabilmente qualche tifoso del Milan è ancora in macchina e sta tornando a casa. Magari sta pensando al Niño, inteso come Fernando Torres. È entrato a mezzora dalla fine e ha fatto in tempo a sbagliare tre gol davanti al portiere. Fosse partito titolare sarebbe stato come mettergli addosso il marchio del bidone, ma non è che così sia andata molto meglio.
La partita si è giocata a ritmi blandi, oggi tipici del calcio italiano tutto, non più soltanto di quello estivo. Non c’erano stelle da presentare e mancavano molti titolari. Nessuna atmosfera festosa, soltanto un mesto corteo di giocatori troppo giovani o troppo vecchi o troppo scarsi, sotto la pioggia in uno stadio vuoto. Ha vinto il Milan per 2-0. L’avversario doveva essere il Manchester United ma alla fine è venuto il San Lorenzo, la squadra del papa. Uno spettatore in più, seppure a casa e seppure in differita, fa sempre comodo. Gli argentini almeno ci hanno messo un po’ di grinta. Il Milan ci ha messo l’esordio di Mastour, il gioiellino super pubblicizzato e mai visto. Non ha toccato palla.
Berlusconi era annunciato allo stadio ma all’ultimo momento si è tirato indietro. Dicono che tra la squadra e l’uomo c’è un legame viscerale e inestricabile. È vero. Il fisico dell’uomo e il prestigio sportivo della squadra tramontano insieme, inesorabilmente. Intanto la squadra e l’uomo continuano a promettere e a rivolgersi al cuore della gente. Solo che i risultati non arrivano da anni – d’altronde come potrebbero? – e quasi tutti hanno smesso di credere alle promesse. Forse è proprio qui che sta il senso di questa partita, di questa serata che apre l’inverno. Per celebrare una campagna acquisti mirabolante basta una conferenza stampa, o al massimo un trofeo Birra Moretti qualsiasi. Per mettere in scena il funerale della gloria passata invece ci vuole una serata come questa, piena di surreale masochismo. Questa partita valeva la pena di vederla, volerla e giocarla, ma anche di disertarla e di disprezzarla. Pippo Inzaghi, premiato prima della partita come miglior marcatore nella storia del torneo e dopo la partita come allenatore della squadra vincitrice, è il simbolo di tutto questo, della volontà scriteriata che una volta viene premiata e cento volte no. Il presidente del Milan, a casa sua o da qualche altra parte, forse non si è nemmeno accorto che questa è stata la prima, vera edizione del Trofeo Silvio Berlusconi.