Il secondo capitolo dedicato alle squadre perdute per ragioni politiche non può che essere dedicato all’alleato del fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale: il nazionalsocialismo tedesco. In un caso i due regimi incrociano il proprio accanimento contro un solo uomo di calcio: stiamo parlando di Arpad Weisz, costretto ad andarsene dall’Italia a causa delle leggi razziali, poi internato in un campo di concentramento quando si trovava in Olanda e infine morto con la famiglia ad Auschwitz. Arpad Weisz di squadre ne girò molte, e nessuna è mai stata sciolta per ragioni politiche.
Con l’ascesa del nazismo nel 1933, il sistema calcistico tedesco fu riorganizzato nei campionati che presero il nome di Gauliga, in cui era obbligatorio il saluto nazista e dai quali erano estromessi gli atleti e i dirigenti riconosciutamente ebrei e marxisti, peggio se entrambe le cose (come molti degli intellettuali tedeschi dell’epoca). Le squadre ebree furono invece escluse dai campionati ufficiali e relegate a competizioni minori, di seconda fascia o del tutto separate dalle competizioni tedesche. Questo fino al divieto totale e allo scioglimento nel 1938, quando la discriminazione del potere nazista verso la minoranza ebraica divenne aperta persecuzione. È il caso dell’Hakoah di Berlino, fondato il 22 Luglio 1905 e in seguito protagonista di alcune fusioni con altre squadre. Il 21 Giugno 1945, terminata la guerra, il club poté riprendere le attività con la propria base ebraica, ma nel 1953 venne rinominato perdendo le caratteristiche originarie. Sopravvive ancora oggi la sua memoria nel club Weddinger FC Corso 99/Vineta, frutto di un’altra fusione avvenuta nel 1972 con la compagine del Corso 99 Berlino (società fondata nel 1899 nella zona di Prenzlauer) che subì come tutte le altre lo scioglimento e la riapertura all’inizio dell’occupazione Alleata. Anche il muro di Berlino ostacolò l’attività sportiva di questo club. Pur essendo la sede in territorio occidentale, infatti, la maggior parte degli atleti provenivano da Berlino Est. Il nome Weddinger proviene invece da un’ultima fusione avvenuta nel 1996 con la società erede dell’SC Teutonia, squadra anch’essa perduta sotto gli ultimi colpi della Seconda Guerra Mondiale. Oggi l’erede di questi club milita nella Kreisliga, campionato regionale al settimo livello della piramide calcistica tedesca.
La sorte della chiusura completa per via del nazismo e della riemersione nel dopoguerra toccò anche al Maccabi Dusseldorf, che in seguito creò anche squadre di basket, ginnastica e tennistavolo. L’Hasmonea Lviv, società sportiva polacca famosa soprattutto per avere tra le proprie fila il campione di tennistavolo Aloizy Erhlich, tre volte medaglia d’argento mondiale negli anni ’30, fu chiusa nel 1939. La Germania di Hitler aveva infatti cominciato il 1 Settembre proprio dalla Polonia il proprio piano di espansione per mezzo della guerra, aprendo il fuoco sul porto di Danzica alle 4.48 di mattina. Erhlich sopravvisse all’internamento ad Auschwitz e alla guerra, giusto in tempo per essere dichiarato “persona non grata” dal Partito Comunista a causa del suo trasferimento in occidente, precisamente a Parigi dove morì nel 1992. Il calciatore più significativo dell’Hasmonea fu Zygmunt Steuermann. Nato nella Galizia austro-ungarica, ci ritornò nel periodo in cui la Polonia orientale fu sotto il controllo dell’Armata Rossa per giocare nel Korona Sambor, poi ribattezzato Dinamo. Quando i tedeschi ruppero l’accordo con Stalin e avanzarono a est, Steuermann fu arrestato e mandato nel ghetto di Lviv, dove morì nel Dicembre 1941. Solo il mese prima, su quello che fu il campo dell’Hasmonea, si era giocato un incontro tra gli internati del campo di concentramento di Janowski e le guardie delle SS. I prigionieri, tra i quali militavano giocatori del Korona (forse anche Steuermann) vinsero 3 a 1 quella partita, ma furono tutti uccisi dai nazisti nel giro di poco tempo. In un campo nazista in Ucraina, a Charkiv, morì pure Jozsef Braun, ebreo e nazionale ungherese dell’MTK Budapest e dello Slovan Bratislava.
Fu chiuso nel 1939 anche il Jutrzenka Cracovia. Per i nazisti questo club doveva essere l’emblema di tutti i mali, poiché i suoi tifosi, la dirigenza e i giocatori stessi erano legati al Bund, un partito ebraico anti-sionista di ispirazione marxista presente nell’Europa nord-orientale, i cui membri si unirono ben presto all’Armata Rossa e al PCUS dai tempi della Rivoluzione d’Ottobre. In quanto anti-sionista, il club aveva come principale rivale il Maccabi Cracovia, che invece era esponente del movimento sionista internazionale. La rivalità fu talmente accesa che le autorità la chiamarono la “Guerra Santa”. Paradossali furono le alleanze collaterali interne a questa rivalità che i due club stipularono con il Cracovia e con il Wisla. L’alleanza tra il Maccabi e il Wisla, molto più che quella tra il Jutrzenka e il più democratico Cracovia, fu infatti una delle stranezze del calcio e della politica, visto che la linea societaria del Wisla aveva all’epoca tratti anti-semiti che la portarono a escludere i giocatori non cattolici dalla squadra. Il Wisla annoverava comunque tra le proprie fila Antoni Lyko, arrestato dalla Gestapo perché sospettato di far parte della resistenza clandestina polacca e giustiziato ad Auschwitz il 3 Giugno 1941. L’appellativo “Guerra Santa”, utilizzato poi dal difensore polacco di origini ebraiche del Cracovia Ludwik Gintel, è usato ancora oggi per definire il derby tra le due maggiori squadre della città.
Mentre Hitler continuava la sua avanzata, in Romania prese il potere Ion Antonescu, un altro Duce che, per recuperare alcuni territori persi a favore dei bolscevichi, scelse di allearsi con il nazionalsocialismo e per questo ammise al governo la Guardia di Ferro, partito dichiaratamente anti-bolscevico e antisemita. Alla luce delle nuove politiche filo-naziste fu sciolto il club del Maccabi Bucarest, che riemerse solo nel 1945 e di lì a poco iniziò una serie di fusioni che portarono all’attuale Dinamo Bucarest, una delle squadre più titolate della Romania. Dinamo fu il nome delle squadre del sistema sovietico associate alla polizia segreta. Antonescu commise il grave errore di associarsi alla Wehrmacht nella campagna d’invasione dei territori dell’URSS: dopo la battaglia di Stalingrado le sorti della guerra cambiarono e i russi poterono restituire il favore.
C’è molta speranza, ma nessuna per noi.
Si dice che Franz Kafka tifasse per l’Hakoah Vienna, squadra all’epoca molto forte. L’Hakoah vinse lo scudetto austriaco nel 1925, anno in cui poteva vantare tra le proprie fila il famoso Béla Guttman, che negli anni seguenti iniziò nella stessa squadra la propria carriera da allenatore, divenuta poi celebre con l’anatema che lanciò ai portoghesi del Benfica dopo averli guidati per due volte consecutive alla vittoria della Coppa dei Campioni. Guttman era l’allenatore dell’Hakoah anche al momento dello scioglimento del club da parte dei nazisti in seguito all’Anschluss, l’annessione dell’Austria da parte della Germania. All’epoca la Federcalcio austriaca cancellò i trofei e deportò la squadra al campo di concentramento di Theresienstadt. Anche qui, la squadra giocò contro gli aguzzini delle SS prima di scomparire, e solo nel 1995 il Parlamento austriaco si scusò per il trattamento riservato agli atleti.
Dalle parti dell’ex Impero Austro-Ungarico i nazisti fecero più di una tappa. Entrando nella capitale ceca chiusero senza indugi il Deutscher Fussball Club Prag, squadra fondata da ebrei tedeschi. Il club venne fuso dai nazisti con un’altra squadra per crearne una politicamente accettabile (estromessi naturalmente gli elementi problematici) che giocò i campionati successivi ma scomparve dopo la guerra per il motivo opposto: non erano più ammessi club tedeschi in Cecoslovacchia. Hitler col calcio le provò tutte, ma i gerarchi erano spesso male informati rispetto allo sport (basti vedere i fallimenti alle Olimpiadi dovuti alla sicurezza della superiorità ariana). Anche lo Slavia Praga infatti, società che non ebbe mai nulla a che spartire né con ebrei né con marxisti, fu temporaneamente chiuso. L’epiteto di ebrei era infatti rivolto ai componenti del club cittadino rivale dai tifosi dello Sparta fin dal lontano 1922 in segno di disprezzo, quando lo Slavia intascò un’assicurazione per l’annullamento di un’amichevole con il West Ham che fu in realtà solamente rinviata.
Ritornando all’Anschluss, l’NSDAP riuscì anche nell’intento di sciogliere non un club ma una squadra nazionale di calcio: l’Austria. L’idea dei tedeschi era quella di creare una nazionale in grado di competere con le squadre più forti dell’epoca. L’Austria era una di queste, tanto da essere soprannominata all’epoca Wunderteam. Matthias Sindelar, detto anche il Mozart del calcio, fu uno dei giocatori più rappresentativi di quella squadra, ma il suo antifascismo lo portò ad essere inviso ai nazisti. Per celebrare la fusione tra le due nazionali di Austria e Germania si disputò un’ultima amichevole tra le due squadre separate il 3 Aprile 1938 al Prater di Vienna: la “partita della riunificazione”. Sindelar segnò il primo dei due gol che diede la vittoria all’Austria, fu l’unico insieme al compagno Karl Sesta a rifiutarsi di fare il saluto nazista a fine partita e infine rifiutò di giocare con la maglia della Germania. Già tenuto sotto controllo dalla Gestapo, fu trovato morto assieme alla moglie di religione ebraica il 23 Gennaio del 1939, in circostanze mai chiarite del tutto. Anche la nazionale di Boemia e Moravia giocò un’unica partita nel periodo in cui la Germania aveva preso i Sudeti, partita cui prese parte Josef Bican, il miglior realizzatore della storia del calcio.
Due tra le società più gloriose d’Europa, pur passando un periodo difficile, si salvarono nonostante le proprie compromissioni con la cultura ebraica. L’Ajax vanta una lunga storia legata all’ebraismo, perché fondato nel ghetto di Amsterdam, perché ebbe dirigenti ebrei e perché in seguito i tifosi non mancarono mai di esporre la stella di David. Jaap Van Praag, che nel dopoguerra diverrà presidente, sfuggì ai rastrellamenti nascondendosi nel retro di un negozio di fotografia, ma perse la famiglia ad Auschwitz. Tuttavia alcune ricerche hanno dimostrato che giocatori dell’epoca erano tesserati del partito nazista. Chi non aderì fu espulso, come avvenne per quasi tutte le altre società, anche se traspare che l’Ajax si diede in qualche modo da fare per aiutare gli esclusi. Il Bayern Monaco fu segnato dai nazisti come Judenklub e nel 1934 alcuni giocatori della squadra si trovarono anche al centro di una rissa con le camice brune. Willy Simetsreiter, ala di ruolo, fu accusato di conservare una foto con Jesse Owens, mentre Sigmund Haringer evase di prigione dopo aver insultato una parata nazista. Konrad Heidkamp, il capitano, nascose l’argenteria del Bayern insieme alla moglie per evitare che finisse in mano nazista. Il presidente Kurt Landauer, infine, fu arrestato il 10 Novembre 1938 e condotto al campo di Dachau in quanto ebreo. Fu rilasciato con l’obbligo di esilio (andò in Svizzera) solamente in quanto ex combattente della Prima Guerra Mondiale. Nonostante tutto, però, il Bayern sopravvisse.
Il 9 Agosto 1942 allo stadio Zenit di Kiev, una rappresentativa mista di giocatori ucraini della Lokomotiv e della grande Dinamo sfidarono gli ufficiali della Luftwaffe, desiderosi di dimostrare la superiorità ariana. Come finì è noto, e si può allora annoverare anche la Dinamo tra le squadre perdute, in senso fisico, durante il nazismo. Era la famosa “partita della morte”.