Diogene il cinico, detto il Cane, mentre era in viaggio giunse presso un fiume in piena e si arrestò sull’argine, disorientato.
Il bomber allaccia gli scarpini. Nello spogliatoio non c’è nessun altro, è ancora presto. Fuori e dentro fa il freddo che fa a febbraio da queste parti. Nemmeno troppo, al nord si allenano tutti con i guanti. Il bomber finisce di prepararsi ma non si decide ad alzarsi. Resta immobile, seduto sulla panca di legno. Oggi arriva il nuovo allenatore. È il terzo, quest’anno, e siamo ancora a febbraio. Il primo era un giovane, uno appena arrivato dal settore giovanile dell’Atalanta. Di lui parlavano tutti bene, ma il bomber non si è mai fidato veramente. Era troppo attento ai giornalisti e poco alle dinamiche dello spogliatoio. L’hanno cacciato due settimane fa e nessuno, né lui né i suoi compagni né i tifosi, lo rimpiangerà. Che vada a prendere per il culo un’altra città. Le ultime tre partite le ha allenate il vice. Una brava persona, ma si vedeva che non aveva la stoffa dell’allenatore di serie A. Hanno perso 6-0 a Udine, 3-1 in casa con la Roma e 5-0 a Milano con l’Inter. Ma tanto se lo aspettavano tutti. Oggi arriva quello nuovo. Il bomber si è informato con i compagni e con gli amici sparsi per il campionato. Il giudizio è sempre lo stesso. È un saggio, ma in lui c’è qualcosa che non va. Un carattere cupo, segnato dagli anni. Qualcuno ha anche pronunciato la parola “perdente” ma poi se l’è rimangiata.
Un tale, che era solito fare il traghettatore, lo caricò e lo trasportò sull’altra riva con cortesia.
I compagni arrivano, uno dopo l’altro. Nessuno dice niente, o se parlano lo fanno sottovoce, lontano da lui. Stamattina presto il bomber ha fatto colazione a casa. Non è più il caso di farsi vedere nel suo bar preferito. Non vale più la pena di passare un’ora a pensare come vestirsi e di parcheggiare la macchina nuova in bella mostra. Meglio di no, anche i suoi ultimi sostenitori sono incazzati. Potrebbero prendersela anche con lui, il bomber, quello che finora hanno sempre risparmiato, a differenza di quanto ha fatto il tifo organizzato. Stamattina ha bevuto il caffè leggendo il giornale. “Puntiamo all’evento straordinario, la salvezza, ma senza illusioni: sicuramente in queste 13 partite tutti si giocano la conferma per il prossimo campionato”. Parole del nuovo allenatore. “Quando domenica sera mi hanno contattato i dirigenti, pur avendo ricevuto una proposta dal Pescara, ho capito che era arrivato il momento di dimostrare ai tifosi le mie qualità. Certo, non illudo nessuno…”. Buoni propositi, niente grinta. Belle frasi, quelle giuste e non una di più. Nessun rischio, nessun furore. Siamo ancora a febbraio ma la classifica è messa male, malissimo. Siamo già a febbraio. I compagni sono arrivati. Entra l’allenatore. Incoraggia tutti, promette giustizia e di cambiare le cose. Tutti devono dare il massimo per la squadra, nessuno pensi a mettersi in evidenza sperando di essere venduto, altrimenti finisce fuori rosa. Ci sono ancora 13 partite da giocare. Il nuovo allenatore, il saggio, ripete spesso una parola: “dignità”. È una bella parola, ma il bomber pensa che sarebbe meglio parlare di orgoglio, non di dignità. Vincere con orgoglio, salvarsi con orgoglio. Perdere con dignità, retrocedere con dignità.
Le prime due partite sono andate bene, forse c’è speranza. Un pareggio sofferto nel derby, 2-2. Il bomber ha anche fatto un assist per accorciare le distanze e poi l’hanno addirittura riacciuffata in 10 e tutti dietro a difendere il punto. Poi lo 0-0 in casa col Milan, non il miglior Milan della storia ma è buono per il morale. Il bomber è tornato a fare colazione al bar. Nessuno lo ha contestato. Due ragazzine gli hanno lasciato un biglietto d’amore sotto i tergicristalli della macchina.
Diogene si fermò rimproverandosi per la sua povertà che non gli permetteva di offrire una giusta ricompensa al suo benefattore. Mentre ragionava ancora così tra sé, il benefattore vide un altro viaggiatore che non riusciva ad attraversare il fiume. Allora si fece subito avanti per trasportare anche lui.
Alla settima di ritorno è arrivata la sconfitta nello scontro salvezza a Brescia. Il bomber ha segnato ma non è bastato, 3-2 finale. Però poi la squadra si è ripresa, con dignità, quasi con orgoglio. Pareggio in casa con la viola, vittoria sonante a Napoli, pareggio in casa con l’Atalanta, vittoria 3-1 a Vicenza. Il bomber ha segnato tre gol in quattro partite, una doppietta nella trasferta veneta. La città ci crede, al bar la gente va apposta per vedere lui. Oggi lo abbracciano e gli chiedono di restare. Lui continua a non parlare con la stampa, ma stamattina sul giornale c’è scritto che lo vuole Spalletti, futuro tecnico della Sampdoria. Il bomber dice a tutti che non è vero e comunque non pensa a queste cose. Stanno andando bene, ce la possono fare. Le prossime tre partite sono decisive. L’allenatore intanto gli fa qualche complimento distratto durante gli allenamenti, ma niente di più. Ha sempre quello sguardo spento, si piazza a bordo campo e ogni tanto urla qualcosa che non è poi così chiaro e non è poi così importante. Lui con i giornalisti ci parla, si prende i complimenti ma invita alla prudenza. Il cammino è ancora in salita. Questo il bomber lo sa, ma magari un po’ di entusiasmo non guasterebbe. L’allenatore invece predica calma e raziocinio.
Quindi Diogene si avvicinò all’uomo e gli disse: “A questo punto io non ti sono più grato per quanto successo. Noto, in effetti, che non con giudizio agisci in questo modo, ma come spinto da una sorta di mania”.
È finita. Retrocessione matematica. Era la partita decisiva e hanno preso 5 gol a Empoli. Il bomber è di nuovo in casa, davanti a una tazza di caffè e con il giornale sul tavolo, ripiegato. I giornalisti e i tifosi ce l’hanno con lui, con i suoi compagni, con la società. Ieri sera non ha trovato nessun bigliettino sotto il tergicristallo della macchina. Non ha trovato nemmeno il tergicristallo, gliel’hanno staccato. Il bomber apre il giornale. L’allenatore, il traghettatore, spara a zero sulla squadra. “Ho visto in campo una squadra ignobile che ha giocato una gara ignobile e che si è presa dall’Empoli una grande lezione di dignità sportiva. Ma come, io che ho 57 anni credo ancora nei miracoli, e la nostra salvezza sarebbe stata un miracolo, e invece vedo giovani di 20 anni che non trovano neppure la forza di lottare”. Oggi la stampa esalta l’allenatore nonostante la batosta e la serie B. Scommettono su di lui per il prossimo anno. Il bomber però pensa che con i giocatori l’allenatore non ha mai parlato di miracoli. Poi cerca di guardare il lato positivo della cose. In fondo la sua prima stagione in Serie A, guardando i numeri, non è stata poi così male. Otto gol sono tanti. Dalla Sampdoria non l’ha chiamato nessuno, ma il suo agente gli ha detto di non preoccuparsi, il trasferimento si farà.