Esauriti i gloriosi tempi in cui era loro concesso, una volta fuori dal campo, di tacere o di limitarsi ad alcune frasi di circostanza, i calciatori sono stati sottoposti a una pletora di supplizi via via più elaborati. Tra questi – oltre naturalmente alle interviste, il cinema e la pubblicità – si è sviluppata l’abitudine di assoldarli come protagonisti di videoclip musicali. Ormai addomesticati, i calciatori hanno opposto all’idea scarsa resistenza, talvolta prestandosi addirittura con entusiasmo all’esercizio che, più di qualunque altro, li avrebbe coperti di ridicolo. Vale quindi la pena ricordare sette storie in cui uomini che dal calcio avevano avuto abbastanza denaro e fama dal poter scegliere la via della discrezione e della prudenza, hanno deciso volontariamente, al prezzo del loro tempo e della loro reputazione, di darsi in pasto a videoclip di dubbio gusto. Imbarazzanti prove d’attore di cui potrebbe restare memoria, purtroppo per loro, anche quando si sarà esaurita l’eco delle loro gesta calcistiche.
1. Fernando Torres in “Ya Nada Volvera A Ser Como Antes” (2004) di El Canto del Loco
El niño Torres nel 2004 non ha neanche vent’anni ma è già uno dei fenomeni dell’Atletico Madrid e della Liga. Quella stagione Fernando segna la bellezza di diciannove gol. L’amicizia che lo lega al colchonero sfegatato e leader del gruppo rock El Canto del loco Dani Martín lo porta a partecipare al videoclip del brano “Ya Nada Volvera A Ser Como Antes”. L’azione del video si svolge nella sala di attesa di una stazione degli autobus, nella quale si accomodano prima lo stesso Martín, poi El niño accompagnato dalla sua ragazza. Quest’ultima però ha occhi solo per il cantante e in una scena fantascientifica in bilico sul ridicolo la vediamo sdoppiarsi in due: una versione di lei rimane a litigare con Torres, l’altra si getta languida nelle braccia di Martín. Strano modo di suggellare un’amicizia che, assicurano in giro, è rimasta salda nonostante il lungo vagare in Europa dell’attaccante, da qualche mese finalmente tornato alla casa base. El canto del loco, invece, si è sciolto nel 2010, lasciando così campo libero alla carriera solista di Dani.
2. Franck Ribéry in “Même pas fatigué” (2009) di Magic System e Khaled
Uno dei più grandi successi euro-africani degli ultimi anni è “Même pas fatigué” degli ivoriani Magic System. La canzone si avvale della voce e dei baffetti dell’algerino Khaled, che arricchisce il brano di sonorità tipicamente nordafricane. Il reale protagonista del video è però Bilal Yusuf Mohammed, meglio noto come Franck Ribery. Bilal, nome assunto dal giocatore francese dopo la sua conversione all’Islam nel 2006, ai tempi in cui giocava all’Olympique Marsiglia era già comparso nel clip del brano “Cités d’or” dei rapper marsigliesi Psy 4 de la Rime. Il video di “Même pas fatigué” è un vero tripudio di trovate caserecce. Il cuore del racconto è lo split screen iniziale nel quale il calciatore del Bayern è al telefono con il produttore di hip-hop Kore (Korinho nel video, Djamel Fezari all’anagrafe) per organizzare una partitella. Epica è la sequenza in cui Ribèry sbaglia un rigore perché sottoposto a un rito voodoo dai suoi avversari, con tanto di punzecchiatura della bambola di pezza con le sue sembianze. Khaled, memore dell’immagine di rispettabilità costruitasi con Aisha, conserva almeno un briciolo di dignità e rifiuta di vestirsi in maglietta e calzettoni, rimanendo in giacca, pantaloni e maglietta nera. La tenuta elegante però non gli impedisce di essere ammonito dall’arbitro in una delle sequenze meno comprensibili del videoclip. Tutto sommato una travolgente e inspiegabile galleria di cliché, sonorità e parole franco- arabo- ivoriane, abbondantemente oltre i limiti della caricatura. Da ascoltare e basta, insomma, come pare facesse per un certo periodo Balotelli dopo le partite giocate col Milan.
3. Asamoah Gyan in “African Girls” (2010) di Castro
Capitano della nazionale ghanese, al contempo eroe e reietto dei mondiali 2010 (sbagliò il decisivo rigore ai quarti con l’Uruguay), Asamoah è una vera icona nel proprio paese. Uno di quelli che fa figo avere in casa durante le feste e a cui si concede sempre un po’di più che ai comuni mortali. Ma l’immagine di Gyan fuori dal campo è legata alla collaborazione, con lo pseudonimo di Baby Jet, col celebre Castro de Destroyer (al secolo Theophilus Tagoe), grande musicista hiplife, un genere prettamente ghanese che fonde rap con un altro genere autarchico locale, l’highlife. I due hanno collaborato in vari progetti. Purtroppo, non tutto è andato liscio. Dopo la tragica morte di Castro e la moglie, periti durante una sessione di sci d’acqua senza che i cadaveri fossero mai ritrovati, voci incontrollate riportate dalla stampa ghanese hanno accusato il calciatore di aver in realtà ucciso la coppia per un non meglio precisato sacrificio umano. Voci infamanti e prontamente smentite dal calciatore. Al di là delle polemiche oggi è bello ricordare i due con questo video nel quale un elegantissimo Baby Jet, molto più maturo che ai tempi dell’Udinese, si scatena in pista scandendo una lista di nomi femminili e offrendo una versione più elaborata del celebre balletto con cui era solito festeggiare ogni suo gol.
4. Neymar jr. in “Kong” (2012) di Alexandre Pires e Mr.Catra
Prima del salto al di là dell’oceano, l’allora stella del Santos Neymar junior è stato cooptato per un’apparizione nel videoclip di Alexandre Pires. Il cantante brasiliano, affiancato dal collega Mr. Catra, si affida ad alcuni elementi semplici ma essenziali: una villa da sogno, una piscina intorno alla quale sono radunate alcune decine di modelle seminude e una branco di uomini travestiti da gorilla che fanno irruzione scatenando il panico. Ci pensa proprio Neymar a riportare la calma, rassicurando i presenti della bontà dei gorilla. Tornato tutto sotto controllo si scatenano le danze e la musica, mentre Neymar palleggia a bordo vasca, accennando palleggi acrobatici con uno dei gorilla e qualche passo di ballo. Chissà perché i soliti bacchettoni hanno obiettato che una canzone in cui cantanti neri si esibiscono circondati da scimmioni, sbattendosi i pugni sul petto al grido di “Kong, kong, kong!” e del controcanto “Sou Mister Kong” potesse evocare antichi e mai sopiti sentimenti razzisti nei confronti dei brasiliani discendenti di schiavi.
5. Claudio Marchisio in “Nulla è impossibile” (2014) di Neroargento, Rew e Roofio
Menzione d’onore tra gli italiani per il “principino” che è all’origine, come produttore, di un brano cui collaborano i musicisti torinesi NeroArgento, Rew e Roofio dei Two Fingerz. In un vertiginoso e nondimeno soporifero montaggio incrociato un ragazzino si allena indossando la maglia del centrocampista bianconero mentre l’originale, al rallentatore, chiude ritmicamente gli occhi e ostenta espressioni gravi e concentrate. Il testo, con il dovuto rispetto per il calciatore, gli attribuisce responsabilità e grandezze un tantino esagerate: “la vittoria è una cosa di squadra ma se perdi, perdi da solo”. Alla fine del video, in una sequenza girata allo Juventus Stadium, il principino adulto e il suo epigono si scambiano un ebete sguardo d’intesa, come a sigillare il passaggio della guardia e il senso dell’operazione musicale, già sintetizzata nel titolo.
6. Peter Crouch in “Gen Strange” (2015) dei Peace
L’ex attaccante di Liverpool e Tottenham, oggi compagno d’attacco di Bojan Krkic allo Stoke City, è un grande appassionato di musica alternativa. Noto anche come “Mister roboto”, a causa della sua distintiva esultanza, in cui mima una specie di danza robotica che sarebbe ispirata ai testi della canzone “I Bet You Look Good on the Dancefloor” degli Arctic Monkeys (“I said I bet that you look good on the dancefloor, dancing to electro-pop like a robot from 1984”), a dicembre scorso è stato visto fare crowdsurfing durante un concerto londinese dei Kasabian. Il che va tutto a suo onore. Meno onorevole è invece il suo cameo in uno dei più inutili videoclip della storia recente. Il video della canzone “Gen Strange” lo vede infatti nel ruolo di un white trash britannico che insulta Harry Koisser, il cantante del gruppo indie britannico Peace, chiamandolo “fucking emo” con un esplicito quanto macchinoso labiale. In tutta risposta i membri del gruppo reagiscono scrivendo parolacce sugli alberi, buttando a terra lecca lecca, pisciando in testa a dei malcapitati e vandalizzando con una mazza da cricket lo specchietto dell’auto di Crouch. Un video che si vorrebbe irriverente e impertinente ma che serve soprattutto a rimuginare sulle occasioni perdute dal nostro, ennesimo membro della nutrita legione dei pennelloni inglese incapaci di essere all’altezza delle speranze suscitate a inizio carriera.
7. Adrian Mutu in “ Acrobat” (2015) di A-Roma, Orry Jackson e Snoop Dogg
La vita del dottor Adrian Mutu, laureato in giurisprudenza e scienze dello sport e marito della figlia dell’ambasciatore dominicano presso la Santa Sede, è piena di episodi esaltanti e distruttivi. Grandi stagioni ma pochi trofei, tripudi di folla e insinuazioni maligne. Una carriera senza vie di mezzo, in cui spiccano gli anni d’oro di Parma e Fiorentina, la condanna per cocaina ai tempi del Chelsea e la conseguente, interminabile causa che ha coinvolto anche Juventus e Livorno. Il finale di carriera è stato piuttosto caotico. Prima del ritiro avvenuto a gennaio e dopo le esperienze poco esaltanti di Cesena e Ajaccio, si erano avvicendate voci di un possibile ingaggio a Firenze o col Pune City della Indian Super League. A conferma di un periodo poco felice la sua partecipazione nel misterioso video della canzone “Acrobat” al fianco del rapper Orry Jackson. Un video che si riassume così: Mutu in un nightclub circondato di ballerine mezze nude che fuma sigari cubani e beve champagne. In onore al titolo della canzone, alcune acrobate più pudicamente vestite volteggiano in aria senza motivo apparente. Il calciatore è vestito impeccabilmente e muove appena la testa. Le ballerine gli sculettano davanti ma lui, tutto sommato, è superiore a queste superficiali tentazioni. C’è anche un cameo di Snoop Dogg, la cui immagine in realtà appare solo per qualche secondo, trasmessa da uno schermo. Alla fine, con aria intimidita, Mutu esce dal locale e si avvia verso un’automobile alla guida della quale, sorpresa finale, è seduta Eva Henger. Mutu prova a fare una faccia stupita. Il senso dell’operazione, visto dall’Italia, rimane un mistero assoluto e puzza di operazione pubblicitaria tenuta insieme con lo scotch e senza pagare i diritti (le ricerche su chi o cosa sia A-Roma si sono arenate). Anche i commenti su youtube mostrano una certa perplessità, due su tutti: “Melodie de cacat” e “This song is like Adrian’s Mutu career, starts promising, but becomes mediocre!”.